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Green Building Rating Systems. Valutare la sostenibilità in edilizia

Tempo di lettura: 7 minuti

I Green Building Rating Systems sono “standard di terze parti, volontari e orientati al mercato che misurano il livello di sostenibilità degli edifici mediante la valutazione multi-criteria. Incoraggiano l’adozione di pratiche sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico nella progettazione, costruzione e gestione di edifici”. (Antonini, Marchi & Politi, 2021).

Ogni azione che l’uomo compie ha un impatto diretto e indiretto sulla propria vita e su quella del pianeta che lo ospita. Come si può intuire facilmente, le conseguenze indirette sono quelle che più spesso sfuggono alla nostra attenzione, per svariati motivi. Ogni azione, dicevamo, a partire dall’intramontabile esempio della sigaretta gettata con noncuranza dal finestrino che può incendiare un bosco, ma anche gesti meno dannosi nell’immediato che però, ripetuti continuamente su larga scala, possono innescare processi altrettanto pericolosi. 

Il rinnovabile è davvero green?

Tutte le attività umane – ad eccezione forse della meditazione e di poche altre – comportano un consumo di risorse materiali e/o di energia. Energia che immancabilmente, per un verso o per l’altro, proviene anch’essa da processi che hanno consumato altre risorse. A questo riguardo, prima di entrare nel dettaglio, vorremmo proporvi una breve riflessione.

Si parla tanto di energia pulita, green, sostenibile, rinnovabile. Se paragonato ad un impianto a carbone, un parco solare è sicuramente una soluzione meno impattante. Non dobbiamo mai dimenticare, però, che anche la realizzazione, l’installazione, la manutenzione e infine la dismissione e lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici comportano una certa spesa in termini di energia e risorse.

Con questo non vogliamo certamente schierarci contro le rinnovabili ma, come sempre, mettervi di fronte ad uno scenario di informazioni più completo possibile.

Il caso specifico dell’edilizia

Abbiamo già dedicato un articolo ai sistemi di valutazione dell’impatto delle attività umane sull’ambiente. Si parlava di impronta ecologica e Carbon Footprint, ma anche di Earth Overshoot Day: la data dell’anno (tra luglio e agosto) in cui arriviamo a consumare tutto ciò che il pianeta ci metterebbe idealmente a disposizione per un anno intero. 

Ora invece cogliamo l’occasione per infilarci nel bel mezzo di una rubrica dedicata all’edilizia sostenibile, curata da Giulia Capozza, per parlare nello specifico di come possa essere quantificato l’impatto ambientale dell’edilizia. Non che Giulia non lo stia già facendo egregiamente, ma siamo inciampati in uno spunto di approfondimento e non volevamo lasciarcelo scappare 😉

Il ciclo di vita come panoramica di consumi

Così come per il parco solare, o per una qualsiasi penna biro, anche l’edilizia realizza prodotti (case, strade, acquedotti, …) che dalle materie prime vergini al fine vita comportano consumi per:

  • l’estrazione delle materie prime: la sabbia che si usa per fare il cemento non si alza dal greto del fiume e raggiunge in autonomia il cementificio;
  • la lavorazione e la produzione: che si tratti di un mattone di argilla fatto a mano o di un blocco il laterizio super performante, qualcuno dovrà pur farlo. Non solo chi, ma anche come questo viene fatto ha un grande impatto;
  • l’utilizzo e/o la messa in opera: la gru in cantiere non solleva certo il bancale di mattoni al terzo piano gratuitamente, e la pompa per il calcestruzzo della betoniera non funziona a molla;
  • la manutenzione dell’opera finita: aspetto di cui spesso non si tiene conto, ma che può arrivare a costare (non solo economicamente) più della realizzazione iniziale;
  • processi di adeguamento o miglioramento che possono rendersi necessari: nuove norme da rispettare, o semplice volontà di avere una casa più sicura, una struttura migliore…;
  • lo smantellamento finale e lo smaltimento (o reimpiego, o riciclo) dei materiali.

Potremmo fare esempi a non finire, parlare di spese annidate e problemini a cui nessuno pensa e che, puntualmente, fanno capolino nella lista delle spese (e dei consumi, e delle emissioni) durante la vita utile di un prodotto dell’edilizia, ma non avrebbe una grande utilità. Passiamo oltre.

Consumi ed emissioni come conseguenze indirette delle scelte progettuali

Esempio banale senza scendere troppo nei dettagli. 

Un buon progettista, in base alla località in cui si realizzerà una casa, può decidere come disporre le stanze interne, ad esempio:

  • Stanza da letto a nord per ricevere meno insolazione, che scalderebbe le pareti e quindi l’ambiente interno. Risaputo: al fresco si dorme meglio. Anche il bagno può stare bene a nord, possibilmente non cieco: la ventilazione meccanica consumerebbe parecchio! E genera emissioni…
  • Soggiorno e cucina disposti a sud. Luce naturale durante il giorno, calduccio in inverno; in estate si soffrirà un po’ di più, ma almeno poi si dorme al fresco.

Non si tratta solo di una disposizione generica in base ai punti cardinali. Va considerata anche l’altezza del sole in inverno, ad esempio, per evitare di finire accecati dalla luce che entra dritta dalle finestre. Si possono predisporre sistemi di controllo dell’insolazione diretta, che permettano al contempo un’ottima illuminazione naturale. L’isolamento termico di pareti e finestre può inoltre mitigare non solo la perdita di calore in inverno, ma anche l’effetto forno in estate nelle stanze disposte a sud. Insomma, potremmo andare avanti per sette articoli!

I sistemi Green Building Rating per i consumi del ciclo di vita

In quella che ormai sta diventando una giungla di normative frammentate sull’edilizia, può essere difficile trovare uno strumento che consideri l’impatto di una costruzione nella sua interezza. Negli ultimissimi decenni sono nati numerosi sistemi di valutazione della bioedilizia, in inglese Green Building Ratings. A differenza delle norme, il cui rispetto è obbligatorio, l’adesione a questi sistemi è volontaria (nonché sempre migliorativa rispetto alla sola applicazione delle norme). Alcuni tra i più conosciuti e applicati sono:

  • BREEAM (UK, 1990)
  • LEED (USA, 2000)
  • CASBEE (Giappone, 2001)
  • Green Star (Australia, 2002)
  • Living Building Challenge (USA, 2006)
  • GRIHA (India, 2007)

Tutti questi sistemi propongono un metodo per misurare le prestazioni di un edificio, al fine di quantificare il suo impatto sull’ambiente. Possono:

  • Proporre valori minimi e massimi per determinate prestazioni, ad esempio il potere di trasmettere calore o di isolare di un materiale impiegato (senza dire paroloni)
  • Calcolare direttamente i consumi dell’edificio in fase progettuale tramite simulazione con software ad hoc, sulla base di un determinato insieme di informazioni note (piuttosto specifiche)

Per oggi ci lasciamo qui, ma a breve avremo modo di riprendere il discorso. Ripartiremo dalla definizione di GBRSs per elencare i principali fattori che insieme caratterizzano – o pregiudicano – la sostenibilità di un edificio. A presto!

FONTI 

Green Building Rating Systems Part 1: A Primer. Archinext. [Video]. Pubblicato l’1 maggio 2020, URL: https://www.youtube.com/watch?v=RkjS7_ey4R4 

Illankoon, I. M. C. S., Tam, V., Le, K. & Shen, L. (2017). Key credit criteria among international green building rating tools. Journal of Cleaner Production. 164. DOI: 10.1016/j.jclepro.2017.06.206. 

Kuok Ho, D. T., Foo, H. & Tan, I. (2020). A review of the green building rating systems. IOP Conference Series Materials Science and Engineering. 943. DOI: 10.1088/1757-899X/943/1/012060. 

Marchi, L., Antonini, E. & Politi S. (2021). Green Building Rating Systems (GBRSs). Encyclopedia. 1. 998-1009. DOI: 10.339/encyclopedia1040076.

Vierra, S. (n.d.). Green Building Standards And Certification Systems. Wbdg.org. Ultimo aggiornamento 17 giugno 2022, consultato il 5 marzo 2023, URL: https://www.wbdg.org/resources/green-building-standards-and-certification-systems 

Credits: Foto di CHUTTERSNAP su Unsplash

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