Distruzione
E siamo così giunti alla tonalità epica. Dopo i toni beffardi, spiritosi, i toni patetici, il romanzo di Stalingrado qui entra nel cuore della sofferenza. Il tono epico si addice al lutto generato dalle bombe.
Il bombardamento, l’incendio, la distruzione totale di una città risucchia in un vortice di dolore e sangue tutti gli abitanti della città stessa. E non solo loro. Che ne è dei cani, dei gatti, dei topi, delle cornacchie, …?
Il Male assoluto è assoluto perché non risparmia nessuno.
VOCI DA STALINGRADO
“Distruzione” è un estratto dell’episodio2 “Epica ordinaria”, La webserie TONALITÀ è diventata un eBook a episodi dal titolo Voci da Stalingrado, disponibile in ogni libreria online. Solo su Amazon. Il saggio è disponibile nella sua interezza in inglese, in formato digitale e anche in un bellissimo volume, illustrato a colori.
La distruzione della città
Distruggere una città significa disarticolare, smembrare, smantellare un sistema umano organizzato. È devastare in poche ore un sistema civile costruito in anni e anni.
La distruzione di Stalingrado, cuore di tutto il racconto della guerra, è narrata in tredici capitoli, memorabili.
Memorabili per la severa grandezza descrittiva, che si fonda su vista, udito e olfatto per raccontare il primo avvistamento degli aerei assassini, il loro rombo forsennato, i diversi fracassi delle bombe, l’odore dell’incendio colossale.
Le sirene dei battelli e delle fabbriche
Sono le 4.00 del pomeriggio di domenica 23 agosto 1942. La città è viva, in grande angoscia per le truppe tedesche d’occupazione che sono ormai vicine, ma comunque viva: la cassiera del cinema comincia a vendere i biglietti, c’è chi va a pesca, i bambini giocano, le donne chiacchierano intanto che fanno la fila per la spesa… tutto è come al solito.
Quando a un tratto, le sirene dei battelli in banchina e quelle delle fabbriche fischiano tutte insieme. Quel suono lacera le orecchie di tutti e tutti impietriscono. È un fischio spaventoso, uscito da una gola di ferro arrugginito.
Tutti capiscono all’istante che è la voce della città intera, non solo degli uomini, ma delle case, dei veicoli, delle pietre, dei pali, dell’erba, degli alberi, dei fili elettrici, dei binari dei tram, un urlo che unisce uomini e cose nel presentimento della fine.
Poi il silenzio.
L’ultimo silenzio di Stalingrado.
Tutti i rumori della città sono zittiti, annullati da un rombo di motori sempre più forte, lancinante, fitto.
I primi aerei
I primi aerei appaiono verso le quattro del pomeriggio. Poi altri aerei dai quattro punti cardinali. Sono neri contro un cielo blu, come insetti velenosi che sciamano folli di rabbia dal loro nido. E nello stesso tempo il sole che brilla sulle loro ali, li fa simili a leggere ed eleganti farfalle.
Ma ecco che gli aerei nemici scendono
tutti insieme sulla città.
Sembra che il cielo estivo piombi sulla terra.
Un fracasso mai udito prima
E si scatena l’inimmaginabile, accompagnato sempre da un frastuono mai udito prima, bailamme confuso, generato da fracassi diversi. Un sibilo acuto è quello delle bombe esplosive, a decine, a centinaia. A decine, a centinaia scoppiano le bombe incendiarie e fanno un suono che dura tre, quattro secondi, ma atterrisce ogni cuore, umano e non, il cuore di chi muore e il cuore di chi sopravvive.
Distruzione. Le case assassinate
Sono messi a nudo i tubi dell’acqua, le putrelle di ferro delle solette, i fasci di cavi. Le strade sono ricoperte di detriti di mattoni polverosi. Migliaia di case si ergono cieche, le finestre distrutte, i marciapiedi invasi da scaglie di vetro.
Distruzione. E si scatenano le fiamme
Tutto è fumo che soffoca, tutto è fracasso che sconvolge cielo e terra. È l’apocalisse: il fuoco si propaga da un edificio all’altro, le strade sono interamente divorate dalle fiamme.
La spessa barriera dell’incendio, viva ed in movimento, in alcuni punti s’interrompe e lascia vedere, dietro, colonne di fuoco, alte come torri, gonfie come cupole incandescenti, d’un oro rosso ramato e bruno, come se una città infuocata fosse spuntata sopra Stalingrado.
La grande fuga
Fuggono gli uomini, le donne, i bambini, i vecchi, e gli animali, coinvolti nella follia della guerra. Gli uccelli per primi lasciano la città: un volo disordinato di cornacchie attraversa il fiume e giunge sulla riva sinistra. Così fanno anche i passeri grigi, ora in stormo ora in ordine sparso. Anche molti cani dallo sguardo demente, scampati al fuoco e al fumo, capitano infine sulla riva e si gettano in acqua.
Stanati dal calore, ratti enormi escono dai loro buchi, disorientati ciechi storditi, e d’istinto corrono verso il fiume arrampicandosi su panche e cavi di battelli già semi affondati.
Ma i piccioni bianchi e grigi, incapaci di staccarsi dai loro nidi sulle case in fiamme, risucchiati dall’aria incandescente, muoiono nel fuoco e nel fumo.
L’impensabile, l’inconcepibile, l’assurdo è realtà. Non ci sono più gli imbarcaderi i tram i telefoni, le calzolerie le lavanderie le scuole, i teatri i cinema i bagni pubblici, le orologerie le biblioteche le osterie.
Questa è l’opera del diavolo
Alle sette della sera, il capo della Luftflotte 4 generale Von Richthofen sul suo aereo vola sopra la città. Il quadro della catastrofe è colossale: l’incendio della città, illuminato dal tramonto, è perfettamente visibile da quattro-cinquemila metri di altezza.L’aria calda fa salire in cielo un fumo bianco purificato dalla fuliggine per l’altezza, ondulato e leggero come una nuvola; in basso ristagna invece il fumo pesante, nero grigio rosso, e ribolle come una montagna che s’innalza per una cataclisma. Il generale ha un cuore di pietra ma forse è intimidito dall’enormità che compare sotto i suoi occhi. Questa è opera del diavolo! Pensa tra sé.
Per raccontare quest’opera del diavolo è necessaria la mobilitazione della vista, dell’udito e dell’olfatto. Com’è l’odore degli incendi di guerra?
L’odore degli incendi di guerra
Distruzione. Il collasso della città è narrato e rappresentato con una vivezza, un’intensità che non teme confronto con le più spettacolari immagini di guerra cui tanto cinema ci ha abituato.
Anzi, si esprime qui la più alta idea di letteratura fondata sulla potenza della parola narrativa, che è esatta nei dettagli e fine nelle sfumature, ed è dialogante sempre col lettore, cui chiede di collaborare perché la riflessione sulle vicende narrate sia profonda e benefica.
Su VasiliJ Grossman
Visitate la pagina
Italianacontemporanea.com dedica a questo grande scrittore russo una pagina ricca di materiali.
Voci da Stalingrado
Appena pubblicato, il nuovo saggio di Ferdinanda Cremascoli. Voci da Stalingrado. L’episodio 2 che avete appena letto è un estratto dall’eBook dal titolo “Episodio2- “Epica ordinaria”. Lo trovate in tutte le librerie online.
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale
Scopri di più da DeltaScience
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.