La rabbia: storia di un’incompresa

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Le persone si arrabbiano per un’infinità di motivi e in situazioni molto differenti tra loro. Ci arrabbiamo quando nostro fratello ci ruba le patatine dal piatto mentre siamo distratti, ci infuriamo con chi, davanti a noi con la macchina, procede a 30km/h e rende un’impresa impossibile arrivare puntuali al lavoro, o quando la/il nostra/o compagna/o ha dimenticato che oggi era il nostro compleanno. Gli esempi sarebbero numerosissimi e, inutile negarlo, la rabbia è un’emozione che tutti proviamo e che ha caratterizzato molti momenti, a volte anche importanti, delle nostre vite.
Ma, benché essa sia un’emozione che ci riguarda tutti in prima persona, spesso la consideriamo un problema. Questo è evidente esaminando le modalità più frequenti di reazione di fronte a una persona arrabbiata. Spesso, in questi casi, si cerca di calmare la persona, le diciamo di rilassarsi, di star tranquilla, addirittura di “lasciar stare”, che non vale la pena di arrabbiarsi per una tale sciocchezza o con una tale persona. Non è raro sentirsi dire “non arrabbiarti”, cosa evidentemente impossibile da fare nel momento in cui ci si trova già in questo stato, se non negando l’emozione stessa che stiamo provando.
Emerge una valutazione della rabbia come qualcosa di sconveniente, di negativo o di sbagliato. Sì, sembra che spesso nella nostra società sia preferito attenuare, tener sopita e controllare la rabbia, piuttosto che rischiare che emerga e ci costringa a confrontarci con essa. 
Vogliamo ora fare un passo indietro, riavvolgiamo il nastro e proviamo ad approfondire cosa la scienza ha da dirci sulla rabbia per poter coglierne il senso e prendere posizione rispetto a queste valutazioni sociali.

La rabbia è un’emozione di base che ci permette di reagire, di uscire dai guai e di difendere noi stessi e i nostri simili dalle minacce dell’ambiente, affrontandole. Si tratta quindi di un’emozione ancestrale, funzionale alla sopravvivenza. Gli studiosi hanno individuato cinque tipologie di contesti che generalmente generano rabbia: ci arrabbiamo in situazioni spiacevoli o ingiuste, quando i nostri obiettivi vengono ostacolati e in situazioni che si sarebbero potute evitare o che ci fanno sentire impotenti. A queste bisogna aggiungere anche il caso in cui sentiamo che qualcuno ha invaso i nostri confini. Queste sono tutte situazioni che richiedono un intervento a tutela di noi stessi, dei nostri simili e, in definitiva, della vita. È proprio la rabbia, tramite un’intensa mobilitazione fisiologica, che ci dà l’energia per affrontare gli ostacoli della vita.
Quello che avvertiamo è una vibrazione che coinvolge tutto il corpo. In particolare, viene sentita negli arti (spalle, braccia e gambe, mani, pugni) poiché tutto l’apparato muscolare viene mobilitato per l’azione. L’apparato digerente, infatti, rallenta e i vasi sanguigni si dilatano per portare il sangue verso le estremità – è per questo che diventiamo rossi. La vibrazione viene avvertita anche nel tronco, nel cuore, con riferimento ai polmoni e quindi all’effetto dell’emozione sul respiro, che si fa più profondo e rapido. Queste modificazioni nella respirazione rendono più veloci l’immissione di ossigeno e l’eliminazione del diossido di carbonio, un processo che è di vitale importanza nella lotta per la vita o la morte. La rabbia fa crescere anche l’immissione di adrenalina nel sangue che aumenta la frequenza del battito cardiaco, incrementando l’irrorazione sanguigna. L’aumentato apporto sanguigno al cervello e ai muscoli permette di pensare più in fretta e prepara un’azione energica. La maggiore quantità di zuccheri aiuta i muscoli a funzionare meglio. I capelli ritti e il sudore raffreddano il corpo, impedendo l’eccessivo surriscaldamento dovuto allo sforzo. L’accelerazione del processo di coagulazione riduce la quantità di sangue che può andare perduta nelle ferite.
Tutte queste modificazioni, dovute all’attivazione del sistema simpatico, preparano il corpo ad agire. Quindi, se la paura ci fa scappare (flight), la rabbia ci permette di combattere (fight) le difficoltà. Infatti, il comportamento distintivo indotto dalla rabbia è l’azione: si urla, si litiga, si giunge all’affronto aggressivo, si distrugge qualcosa o ce la prendiamo con qualcuno o qualcosa.

“La rabbia è un’emozione di base che ci permette di reagire, di uscire dai guai e di difendere noi stessi e i nostri simili dalle minacce dell’ambiente, affrontandole”

Ora, sono proprio queste reazioni estreme, che possono trasformarsi in comportamenti aggressivi, a spaventarci di fronte alla rabbia e che ci portano a cercare di sopirla quando la vediamo nascere negli altri. Ma impaurire è proprio il compito della rabbia che ci permette di affrontare l’ostacolo, l’ingiustizia, il pericolo, la sofferenza oppure far stare gli altri dentro un limite, fermandoli, cioè appunto “facendo loro paura”. La rabbia altrui impone prudenza nella relazione, l’altro infatti ha messo un limite che non possiamo valicare. Per questo di fronte alla rabbia spesso restiamo passivi, senza niente da dire; questa è una reazione utile perché facilita l’ascolto e il prendere atto della realtà che l’altro è arrabbiato – magari chiedendoci il perché. La comunicazione emotiva è quindi efficace. 

La rabbia è quindi un’emozione buona che ci permette di mettere dei limiti – fisici o meno che siano – quando qualcuno li valica e di superare gli ostacoli che si frappongono tra noi e i nostri obiettivi, desideri o bisogni. Ma c’è un ultimo punto cruciale da chiarire, per comprenderla ancora meglio: la rabbia e la violenza sono due cose diverse. Per esempio, quando assistiamo a una manifestazione conclusasi con atti violenti o a un pestaggio in strada, siamo soliti additare i responsabili come persone arrabbiate – giusta o meno che sia questa rabbia. Ora, questo non è totalmente sbagliato, ma dobbiamo distinguere: la rabbia è un’emozione, solo l’atto può essere definito violento. Il problema sta nel come si giunge a questo. La funzione della rabbia, come di tutte le emozioni, è essenzialmente comunicativa. Nel momento in cui io esprimo – badate bene, non “agisco” – la mia rabbia mi troverò inevitabilmente in un confronto, anche in un conflitto, con qualcuno o qualcosa. È in questo confronto, che può essere anche molto intenso, che, tramite la rabbia comunicata, la situazione può ridefinirsi – e quindi possiamo difenderci o superare alcuni ostacoli. Nel momento in cui io agisco violenza, come la nostra amica Lucy nella vignetta iniziale, la comunicazione si arresta. La rabbia rimane nostra e non porta a quel cambiamento che volevamo e per cui è sorta. Lucy infatti – ci dispiace per lei – non è riuscita a comunicare quello che voleva dire. Noi, invece, possiamo ora affermare che è la mancata espressione della rabbia che può portare a commettere alcune azioni violente. 

La rabbia, al contrario, è un’emozione profondamente etica, dal momento che ci segnala che siamo di fronte a un’ingiustizia. Ci mostra che qualcosa non sta andando per il verso giusto: “io, come individuo, do un segnale, perché avverto un senso di ingiustizia”. In questo modo, la rabbia diviene un’emozione politica, poiché l’ingiustizia che ci muove porta al confronto e alla ridefinizione del panorama politico, quindi dello spazio comune, nel quale siamo inseriti. 

“La rabbia, al contrario, è un’emozione profondamente etica, dal momento che ci segnala che siamo di fronte a un’ingiustizia. Ci mostra che qualcosa non sta andando per il verso giusto: io, come individuo, do un segnale, perché avverto un senso di ingiustizia”

FONTI

Casriel, D. (1972). A scream away from happiness. New York: Grosset & Dunlap.

De Bortoli, G. (2014). Riflessioni sul laboratorio alla scuola media di Cona. Manoscritto inedito, ultima modifica maggio 2014.

Genuin, A. (2020). Bonding Psychotherapy: valutazione dell’efficacia dei gruppi residenziali.

Martin, R. (2019). Perché ci arrabbiamo e perché è salutare. TED Talks. URL=https://www.ted.com/talks/ryan_martin_why_we_get_mad_and_why_it_s_healthy/transcript?language=it#t-651940

Saiu, A. (2019). Paura e rabbia: emozioni contemporanee. Il Bo Live UniPD. URL=https://ilbolive.unipd.it/it/news/paura-rabbia-emozioni-contemporanee

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