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Numeri a sangue freddo

numeri COVID-19
Tempo di lettura: 11 minuti

Quando la soluzione spaventa più del problema…
C’era una volta una bellissima principessa, rapita e tenuta prigioniera in cima ad una torre inespugnabile da una perfida strega, invidiosa della sua bellezza. Un valoroso principe di una terra lontana venne un giorno a conoscenza della sua prigionia e, animato dalle numerosi voci sulla sua irresistibile bellezza, decise di partire promettendosi di salvarla a tutti i costi. Molti altri, prima di lui, avevano tentato questa impresa, e tutti avevano fallito, sconfitti dalla temibile magia nera della strega, rimanendo per sempre pietrificati nei pressi della torre, alla cui sommità sventolava ogni giorno dall’unica finestra della prigione il fazzoletto bianco della disperata principessa. Ma il nostro eroe, esperto nell’arte della guerra e altrettanto abile nella caccia, capace di avvicinarsi silenziosamente al covo della strega senza farsi notare, riuscì a sorprenderla nel sonno, e porre fine alla sua ignobile vita. Una volta trovate le chiavi della cella, corse a perdifiato lungo i 999 scalini della torre, per restituire alla prigioniera la sua libertà. Dopo quattro scatti della serratura, la porta della prigione si aprì, e gli occhi color smeraldo della principessa, mentre si riempivano di lacrime di gioia, poterono finalmente rivedere un viso amichevole e pietoso. “Mia principessa, siete libera! Ho ucciso la strega! Seguitemi, vi riporterò a casa.” In pochi attimi il dolce sguardo riconoscente della giovane divenne serio… “Eh no, caro mio! Potrei slogarmi una caviglia scendendo le scale!” “Vi porterò in braccio io, non temete!” “Bravo furbo! Così poi se inciampi io cado, batto la testa e ci rimango secca! No grazie, rimarrò qui per il resto dei miei giorni.”

Streghe e principi del giorno d’oggi
“Ma di cosa stiamo parlando?” mi direte. Beh, sarete ormai arcistufi di sentir parlare della pandemia, ma gli ultimi avvenimenti non permettono di tacere. Se fossero persone in carne e ossa, in questo momento la scienza si starebbe ubriacando per disperazione e la statistica urlerebbe e pesterebbe i piedi in preda ad attacchi di isterismo, quindi abbiamo pensato che sia il momento di fare un po’ di ordine. Circa un anno fa stavamo realizzando ormai chiaramente che il COVID-19 non era una semplice influenza, come molti all’inizio l’avevano superficialmente definita (io compreso). Oggi, dopo una lunga serie di mesi, ondate, focolai, chiusure e limitazioni, i dati sulla mortalità in Italia e nel mondo permettono di affermare senza ombra di dubbio che si sia trattato (e si stia ancora trattando) di qualcosa di ben più grave. Nel nostro Paese, è stato registrato nel 2020 un incremento di quasi il 13% nel numero di morti rispetto alla media dei 5 anni precedenti, pari a circa 77,000 decessi in più. E, sebbene sia stato dimostrato che il virus – senza entrare nel merito delle varianti – tende a colpire più duramente i soggetti fragili, stiamo parlando comunque di decine di migliaia di persone che, pur con le loro difficoltà e fragilità, avrebbero sicuramente preferito campare ancora un po’, così come la nostra cara principessa sarebbe rimasta molto più volentieri nel suo bel castello piuttosto che seduta per terra in una prigione in cima ad una torre. Ora, dopo averne parlato per mesi e averli dipinti come unica speranza concreta di salvezza, abbiamo tra le mani diversi vaccini, i nostri valorosi – forse più nel senso che valgono parecchio, ma questa è un’altra storia – prìncipi che possono aprire la porta della prigione e riportarci alla normalità di una vita che quasi abbiamo dimenticato. E invece no! Qualche presunto effetto collaterale di troppo all’iniezione, peraltro senza conferma del nesso di causalità (ma quanto va di moda ora?), ha generato una fila di spauracchi, affermazioni, decisioni e astensioni su cui vale la pena di riflettere. 

Soluzioni a confronto
A metà marzo l’EMA (European Medicine Agency) aveva chiuso temporaneamente la questione dei tromboembolismi potenzialmente correlati al vaccino con l’ormai celebre frase “i benefici superano i rischi”, consigliando al contempo di aggiornare il bugiardino e di proseguire con le somministrazioni. Nella stessa occasione, l’agenzia ha sottolineato l’importanza di continuare a raccogliere dati e portare avanti gli studi necessari per mettere in luce una eventuale effettiva correlazione, con particolare attenzione nei confronti della popolazione femminile. Negli ultimi giorni si è riaperto il dibattito: è stato osservato infatti che i casi di trombosi, a cui sono associate queste morti sospette, sono prevalentemente riconducibili a bassi livelli di piastrine nel sangue (trombocitopenia) e colpiscono più di frequente le donne al di sotto dei 50-55 anni di età, dimostrando l’importanza delle differenze di genere in campo medico (qui una panoramica sul tema, a cura di Francesca Bortolin). Ritorna quindi reale la possibilità che vi sia effettivamente un nesso causale tra l’inoculazione del vaccino e questi effetti collaterali letali, con la conseguente decisione di Olanda, Norvegia e Danimarca di sospendere la somministrazione fino a metà aprile, mentre Germania e Francia limiteranno la somministrazione agli over60 e agli over55, rispettivamente. Non risulta però chiaro se gli effetti collaterali di questo tipo siano causati dal vaccino in sé – qualunque sia il produttore – oppure dal particolare modo in cui questi agiscono. Si distinguono infatti due grandi famiglie di vaccini: da una parte troviamo quelli prodotti da Pzifer e Moderna, che sfruttano molecole di acido ribonucleico messaggero (mRNA) per far accedere alle cellule il codice genetico contenente le istruzioni necessarie affinché si attivi il processo di produzione di anticorpi adeguati; dall’altra vi sono AstraZeneca e Johnson&Johnson, che producono vaccini a vettore virale in quanto utilizzano, appunto come vettore, un altro virus innocuo per l’uomo per portare il codice genetico nelle cellule e far attivare la risposta anticorpale. 

Trombosi, embolia polmonare e COVID-19
La trombosi, secondo dati raccolti già nel 2016, quindi ben prima che qualcuno pensasse di trovarsi in mezzo ad una pandemia, è responsabile di circa un quarto di tutti i decessi, e insieme all’embolia polmonare causa circa il 36% delle morti in Europa. Si tratta della formazione di coaguli di sangue, che vanno ad occludere vene o arterie, provocando in questo modo infarti, ictus e trombosi venose, oppure determinando la liberazione di emboli che colpiscono i polmoni o gli arti inferiori. Si parla quindi di un problema molto frequente, di cui pochi sono a conoscenza, e che si stima colpisca ogni anno in Europa lo stesso numero di persone complessivamente morte per tumori al seno e alla prostata, incidenti stradali e AIDS messi insieme. La coagulazione del sangue all’interno di vene e arterie è un fenomeno determinato da molti fattori, ma la possibilità che avvenga in presenza di un basso numero di piastrine è piuttosto contenuta, ed è proprio il caso particolare della trombocitopenia osservata con una frequenza anomala nei casi segnalati come conseguenza della somministrazione del vaccino. Da questa osservazione, come già detto, è sorta la decisione di riconsiderare l’esistenza di un nesso di causalità. Secondo quanto riporta l’Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari (ALT), numerose ricerche hanno dimostrato il legame tra infezione da COVID-19 e l’aumento dei pazienti colpiti da complicanze da trombosi (non necessariamente letali), che sono mediamente 31 ogni 100 contagiati. Tradotto in altre parole: il virus causa problemi di trombosi in misura enormemente maggiore – 1 ogni 3 circa, il 31% – rispetto a quanto non faccia il vaccino – come vedremo tra poco, 1 morto su un numero di vaccinati nell’ordine delle centinaia di migliaia, pari a meno dello 0.001%, e casi sospetti non letali sotto lo 0.01%. 

Numeri
Come è normale che sia, sentir dire al telegiornale che sono morte delle persone in seguito alla somministrazione del vaccino può far paura. È anche vero però che un numero assoluto, privo di contestualizzazione e di un corollario di dati relativi, può essere estremamente fuorviante. Dunque, riteniamo che sia essenziale prendere in considerazione tutti i dati disponibili e valutare obiettivamente la realtà dei fatti, onde evitare di decidere di rimanere per il resto della vita in prigione per scampare l’improbabilissima possibilità che il principe azzurro ci faccia cadere per le scale. Appurato dunque che i casi di trombosi ed embolia polmonare causano, per approssimazione grossolana, un terzo dei decessi, su circa 600,000 decessi all’anno in Italia 200,000 vi sono riconducibili. Se dividiamo questo numero per 365 giorni, otterremo una media giornaliera di 548 morti: significa che ogni 2 minuti e 38 secondi muore una persona per trombosi o embolia polmonare. A metà marzo, in Inghilterra si registravano 15 casi sospetti di trombosi e 22 di embolia polmonare, su circa 500 decessi sospetti – sottolineiamo: sospetti, ovvero non certamente attribuibili al vaccino – a fronte della somministrazione di oltre 24 milioni di prime dosi di AstraZeneca (e 1.6 milioni di seconde dosi): questo si traduce in 1 decesso per trombosi o embolia polmonare ogni 660,000 dosi somministrate, e 1 generico decesso sospetto ogni 49,000 dosi. In Olanda, la somministrazione di AstraZeneca è stata sospesa dopo la distribuzione di 400,000 dosi, in seguito alla segnalazione 5 casi sospetti di trombosi in giovani donne e un solo decesso. In termini temporali, se consideriamo l’inizio della campagna vaccinale inglese corrispondente circa con l’1 gennaio, si tratta esattamente di 1 morto per trombosi o embolia polmonare ogni 2 giorni. Vale la pena di ricordare che, alla luce dei dati mostrati prima, i decessi “incondizionati” per tali cause in 48 ore in Italia sono circa 1096; vaccinare la popolazione al ritmo dell’Inghilterra porterebbe questo numero a 1097. Lasciamo le conseguenti valutazioni al lettore.

Nulla toglie che le statistiche possano cambiare, e possano emergere conteggi più consistenti. A livello statistico, finché il numero di morti per trombosi o embolia polmonare in seguito alla somministrazione del vaccino non aumenterà spropositatamente, questo articolo non necessiterà di ritrattazioni; e anche se si avverasse questo scenario, si tratterebbe ancora di un problema etico, piuttosto che di obiettiva efficacia del vaccino in termini puramente statistici.

A conclusione di questa cruda trattazione fatta solo di numeri, ricordiamo in ogni caso che stiamo parlando di persone, e che anche una sola vita salvata può contare molto.

FONTI 

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Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari (2020b). Malattie cardiovascolari. L’appello dell’Europa: è ora di agire. Comunicato stampa, 30 giugno. Retrieved April 6, 2021, from http://www.trombosi.org/filemanager/cms_alt/files/comunicati_stampa/2020/EHN_Fighting_cardiovascular_disease_-_a_blueprint_for_EU_action_(3).pdf 

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Credits: Photo by Clay Banks on Unsplash
Coronavirus coverage as of 3/15/2020. Heatmap by the Center for Systems Science and Engineering (CSSE) at John Hopkins University”
https://gisanddata.maps.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/bda7594740fd40299423467b48e9ecf6


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