Un nuovo asteroide pericoloso nel mirino di ATLAS

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Coming soon: nuova rubrica Col naso all’insù

Abbiamo un nuovo amico lì fuori che potrebbe volerci fare visita nel giro di qualche anno: un sassolino cosmico di qualche decina di metri di diametro che è bene essere pronti ad accogliere… o deviare.

Occhi puntati al cielo…

Sembra fantascienza, ma esiste un programma astronomico che osserva in continuazione il cielo e va a caccia degli asteroidi che potrebbero darci noia. Per meglio dire, osserva tutto ciò che può e, già che ci siamo, noi ne approfittiamo per analizzare i dati specifici di alcuni corpi che sembrano interessati a venire a salutarci da vicino. 

Stiamo parlando del programma ATLAS, abbreviazione di Asteroid Terrestrial-Impact Last Alert System (letteralmente Sistema terminale di allerta per l’impatto terrestre di asteroidi), operativamente costituito da 4 grandi telescopi dislocati tra le isole Hawaii, il Cile e il Sudafrica. Questi lavorano scansionando ripetutamente il cielo ogni notte alla ricerca di oggetti in movimento. 

… occhi che ci vedono molto bene!

La potenza dei telescopi è tale da permettere di individuare corpi di 20 m di diametro diversi giorni prima che raggiungano la Terra, e corpi di 100 m di diametro con alcune settimane di anticipo. Se consideriamo che corpi di questo genere possono muoversi a decine di chilometri al secondo, significa poter osservare un oggetto di 20 m quando si trova a… milioni o decine di milioni di chilometri di distanza! 

Difficile da immaginare? Riprendiamo il nostro sistema solare in scala stazione di servizio autostradale ipotizzato nella prima puntata della Rubrica del weekend A spasso nell’eliosfera:

Se avrete con voi un normale pallone da calcio, potreste metterlo in corrispondenza di un’estremità di un tir. Se il pallone rappresenta il Sole, la Terra non sarà altro che un semino di miglio o di lino (o qualsiasi altra cosa possiate immaginare con un diametro di circa 2 millimetri) posto a 24 metri di distanza, l’equivalente di un tir e mezzo. Avete appena creato un modellino in scala del sistema Sole-Terra.” 

Ebbene, ragionando su questa scala, un corpo di qualche decina di metri di diametro posto a – per esempio – 10 milioni di chilometri di distanza, diventerà grande circa 10 nm (nanometri, 10-9 metri). Cioè? Beh, immaginate che una singola elica di DNA – non ne vedete molte in giro, giusto? Ci vuole una microscopio coi fiocchi – è grande 2 nm. Iniziamo a comprendere la potenza di queste strumentazioni che scandagliano il cielo?

ATLAS per l’osservazione astronomica e dei PHO

Chiaramente, oltre a cercare nuovi amici spaziali, i telescopi possono essere impiegati per osservare particolari oggetti o eventi, al bisogno. Sul sito ufficiale del programma è possibile ammirare una magnifica immagine animata composta dalla sequenza di fotografie scattate in occasione dell’impatto di DART sulla piccola luna Dimorphos. Quest’ultimo è in realtà un asteroide, ma viene detto luna in quanto orbita intorno ad un compagno più grande – Didymos – formando un cosiddetto sistema binario. DART invece ce l’abbiamo mandato a sbattere noi, antipatici disturbatori del cosmo. La missione, il cui nome sta per Double Asteroid Redirection Test, è stata lanciata nel novembre 2021 con il preciso intento di deviare l’orbita del corpo target (Dimorpohs) proprio andando ad impattarci contro: una sorta di sonda kamikaze. La successiva missione dell’ESA denominata Hera, lanciata lo scorso ottobre, si avvicinerà a questo sistema binario per osservare l’effetto dell’impatto, che dalla Terra abbiamo percepito come una… nube polverosa.

Sul sito dell’INAF le immagini dello stesso impatto catturate invece dai telescopi spaziali Hubble e James Webb. 

Conseguenze… esplosive

Tornando ad ATLAS, un altro parametro di valutazione degli oggetti osservati riguarda l’effetto dell’esplosione che questi potrebbero causare nell’atmosfera terrestre o direttamente al suolo. Il sistema è progettato puntando a garantire un preavviso di almeno:

  • 24 ore per corpi in grado di sprigionare 30 chilotoni di energia;
  • una settimana per corpi in grado di sprigionare 5 megatoni di energia;
  • tre settimane per corpi in grado di sprigionare 100 megatoni di energia.

Un chilotone è l’energia sprigionata dall’esplosione di 1000 tonnellate di tritolo (1 milione di chilogrammi, pari a 600 metri cubi!). Per avere un termine di paragone, la bomba atomica sganciata su Hiroshima il 6 agosto 1945 sprigionò 15-18 chilotoni, e la successiva del 9 agosto su Nagasaki circa 20 chilotoni. La Bomba Zar, bomba all’idrogeno e più potente ordigno mai sperimentato, che brillò il 30 ottobre 1961 sprigionò almeno 50 megatoni di energia, oltre 2.500 volte di più delle due precedenti atomiche.

Per tirare le somme: ATLAS può anticipare di un paio di settimane l’arrivo di una Bomba Zar… spaziale.

Gli impatti più recenti

Tra i pochi eventi registrati di questo genere, il più significativo risale al 30 giugno 1908, ben prima che gli ordigni nucleari diventassero una realtà. Stiamo parlando di quello che è passato alle cronache come Evento di Tunguska. Un corpo celeste di dimensioni successivamente stimate tra 30 e 60 metri entrò nell’atmosfera ad una velocità di almeno 15 km/s, esplodendo ad una quota di circa 8 km. L’onda d’urto generata rase al suolo decine di milioni di alberi su oltre 2.000 chilometri quadrati di taiga siberiana disabitata. L’entità della deflagrazione è stata stimata tra 3 e 5 megatoni: ATLAS potrà avvisarci con una settimana di anticipo.

Un altro evento, ben meno intenso e dannoso – se non per le sorti di migliaia di finestre andate in frantumi -, si è verificato nel 2013 sopra la cittadina russa di Čeljabinsk. Un corpo di circa 15 metri di diametro è esploso a quota considerevole (30-50 km) sprigionando approssimativamente 500 chilotoni. Il frammento più significativo del bolide, pesante ben 570 kg, è stato recuperato dal vicino lago Čebarkul’.

Non solo pericoli, ma anche meraviglie

Chi tra voi ci segue più da vicino avrà sicuramente già visto il nome di questa missione tra le nostre pubblicazioni dell’ultimo anno. La protagonista più recente è stata C/2024 G3 ATLAS, cometa transitata al perielio verso metà gennaio e scoperta dal sistema di telescopi il 5 aprile 2024 quando era ancora a oltre 600 milioni di chilometri dalla Terra. Gli osservatori dell’emisfero australe sono stati più fortunati di noi che stiamo sopra l’equatore, sebbene l’epilogo sia stato piuttosto triste con la disintegrazione del corpo celeste a causa dello stress termico subito nel passaggio vicino al Sole. 

Anche l’anno scorso ad ottobre parlammo della “Cometa del momento”, la più luminosa del 2024. C/2024 A3 Tsuchinshan–ATLAS fu osservata indipendentemente per la prima a gennaio e febbraio 2023 rispettivamente da un osservatorio cinese e dal telescopio ATLAS installato in Sudafrica. Anche in astronomia, l’unione fa la forza!

2024 YR4 sorvegliato speciale

Arriviamo dunque all’ultimo attenzionato, che citiamo nel titolo di questo articolo: 2024 YR4. Si tratta di un corpo di diametro compreso tra 40 e 100 metri, scoperto il 27 dicembre scorso. In questo momento si sta allontanando da noi seguendo la sua orbita, e avremo modo di osservarlo meglio nel 2028. Ci vorrà un po’ di pazienza, ma sarà importante non perdere l’occasione: in base ai dati ad oggi disponibili, in occasione del successivo transito (2032) è stata calcolata una possibilità di impatto con la Terra pari all’1,6% (agg. 31/01/2025). Sembra poco, ma in ambito astronomico – e considerato anche che ne va della nostra pelle – non è affatto così. Non a caso, la soglia di allerta per questo tipo di osservazioni è fissata all’1%.

Non ci resta che attendere qualche anno, e sapremo la verità. Senza disperare però: DART è la pioniera promettente di missioni rivolte proprio alla nostra salvaguardia.

A presto per la prima puntata della rubrica Col naso all’insù

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FONTI

Bettini A. (2025). Un asteroide sta puntando la Terra, le possibilità che la colpisca aumentano. Rainews.it. Pubblicato e consultato il 31 gennaio 2025. Url: https://www.rainews.it/articoli/2025/01/asteroide-2024-yr4-le-osservazioni-confermano-il-rischio-minimo-di-impatto-con-la-terra-2e50ef0e-0462-412b-a9d2-ca30e76a93cf.html 

Carbognani A. (2022). L’impatto di Dart visto da Webb e Hubble. INAF.it. Pubblicato il 2 ottobre 2022, consultato il 1 febbraio 2025. Url: https://www.media.inaf.it/2022/10/02/impatto-dart-webb-hubble/ 

ESA Media Relations (2025). ESA actively monitoring near-Earth asteroid 2024 YR4. Pubblicato il 29 gennaio 2025, consultato il 1 febbraio 2025. Url: https://www.esa.int/Space_Safety/Planetary_Defence/ESA_actively_monitoring_near-Earth_asteroid_2024_YR4

NEO Coordination Centre (2025). 2024YR4. Consultato ultimo aggiornamento datato 1 febbraio 2025 ore 7:36 UTC. Url: https://neo.ssa.esa.int/search-for-asteroids?sum=1&des=2024YR4n.d. (n.d.).

Evento di Tunguska. Wikipedia.it. Ultimo aggiornamento 27 dicembre 2024. Url: https://it.wikipedia.org/wiki/Evento_di_Tunguska

Crediti: Foto di NASA Hubble Space Telescope su Unsplash

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