Young adults using smartphones as they are walking outdoors

The Social Dilemma

Tempo di lettura: 5 minuti

Come le grandi società manipolano gli utenti INCORAGGIANDO la dipendenza dalle loro piattaforme?

Quanto tempo passi al giorno sui social?

Ognuno di noi passa in media 3 ore al giorno navigando sui social network,  21 ore alla settimana, 1095 ore all’anno, che significa 45 giorni, ovvero circa 1 mese e mezzo all’anno passato a guardare le vite degli altri da uno schermo.

Questi numeri visti in questo senso possono spaventare: solo pochi di noi sono veramente consapevoli del tempo che passano sui loro dispositivi ogni giorno.

Ma quali sono le conseguenze di tutto questo tempo passato a scrollare il feed?

The social dilemma, documentario di Netflix, analizza ed approfondisce gli effetti dell’uso dei social media soprattutto tra i più giovani. 

Il docufilm, attraverso un racconto su più piani narrativi di contenuti reali, interviste a professionisti del settore e una storia di una famiglia americana, analizza gli effetti dell’uso inconsapevole dei social network.

Partendo dal presupposto che gli smartphone hanno portato a molti cambiamenti nella società odierna, bisogna distinguere quelli positivi da quelli negativi.

Il poter restare in contatto con gli amici, la famiglia e incontrare nuove persone che vivono dall’altra parte del mondo, lavorare da remoto sono di certo vantaggi dell’essere connessi online. 

Ma non è tutto oro ciò che luccica!

Come in ogni situazione ci sono gli aspetti positivi, ma ci sono anche quelli negativi.

Il fatto di avere bisogno di un dispositivo fisico, un device, per poter essere sempre connessi ci ha reso dipendenti da esso. Basti pensare che se non si dispone di uno smartphone o di un altro dispositivo con una connessione internet si rimane tagliati fuori dal mondo, ormai quasi totalmente digitalizzato.

Questo bisogno di rimanere sempre connessi online ha però delle conseguenze nella vita di tutti i giorni, tanto da farci avere la sensazione di vivere due vite, quella reale e quella digitale.

Il problema si genera quando non si riesce più a distinguere la vita reale da quella digitale, in particolare perché si sono notate sempre maggiori difficoltà, soprattutto nei giovani, di rapportarsi nella vita reale generando:

  • ansia da prestazione sociale, in quanto sui social si vengono a generare alti standard di bellezza (per saperne di più leggi l’articolo Social-body influence);
  • la crescente difficoltà nell’instaurare legami intimi, sinceri e soddisfacenti (che si lega almeno in parte al primo punto) perché siamo meno disposti a correre dei rischi.

Un altro dei grossi problemi legati all’utilizzo dei social network è legato alla privacy e all’archiviazione dei dati. I social network utilizzano infatti algoritmi di machine learning basati sui dati che vengono trasmessi dagli utenti stessi durante l’utilizzo dei propri dispositivi. L’algoritmo prende i dati di ogni utente, li elabora, generando delle profilazioni di interessi e abitudini. Viene creato un vero e proprio identikit utile all’AI (Artificial Intelligence, Intelligenza Artificiale, ndr) per offrire all’utente sempre i contenuti migliori e più affini alle sue passioni.

“Se non stai pagando per il prodotto allora il prodotto sei tu”

The Social Dilemma, Netflix.

L’obiettivo di queste macchine è quello di portare gli utenti a passare più tempo possibile sui propri dispositivi, in modo da raccogliere più dati possibili, profilarli al meglio in modo da avere più informazioni con cui mantenerli sempre connessi alla piattaforma. 

Conoscendo i nostri interessi l’intelligenza artificiale continua a mostrarci quello che ci interessa e che vogliamo vedere, generando un senso di continua ed immediata gratificazione innescando il rilascio della serotonina, detta anche “ormone del buonumore”.

Anche il  meccanismo dello scroll è stato studiato per questo scopo. I programmatori sono partiti dal funzionamento delle slot machine che, giocando sulla curiosità, ci spingono a voler sapere ciò che apparirà sullo schermo schiacciando un tasto: questo è stato riprodotto per i social media con lo scroll. Scrollare è il movimento che facciamo con il dito dall’alto verso il basso per aggiornare il feed, che ci consente di vedere il prossimo contenuto, sempre correlato ai nostri interessi, creando così un senso di assuefazione dal quale è difficile uscire.

Gli inserzionisti stessi che pagano queste piattaforme per pubblicare i propri annunci, utilizzano questi meccanismi che aiutano a profilare e raggiungere al meglio il proprio target.

I social network funzionano quindi come una vera e propria macchina da soldi, che si autoalimenta in continuazione. Garantendo all’utente un servizio in apparenza gratuito, ma che in realtà muove il mercato, sempre più grande, dei dati.

Come possiamo risolvere queste problematiche, che a lungo termine possono diventare davvero pericolose?
  • Sensibilizzare sull’uso dei social network soprattutto tra i più giovani, consapevolizzando dei rischi;
  • Progettare eticamente le piattaforme dei social, mettendo un po’ in disparte il profitto, e puntando su obiettivi pensati per il benessere delle persone e non al loro sfruttamento per scopi egoistici;
  • Per quanto riguarda l’archiviazione dei dati, tassare le multinazionali in base al numero di informazioni ricavate dai propri utenti, in modo da ridurre il mercato delle informazioni, comunicando solo quelle strettamente necessarie per l’ottimizzazione delle piattaforme.

Credits: Photo by rowpixel.com from Freepik

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