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Comete celebri dei nostri tempi

Tempo di lettura: 9 minuti

Rubrica del weekend a spasso nell’eliosfera – Episodio 16

Eravamo partiti con l’intenzione di realizzare una sola puntata per parlare di tutti i corpi minori che si trovano nelle regioni remote del sistema solare, credendo di trovare poco materiale affidabile da cui trarre ispirazione. Come sempre, invece, lo spazio è riuscito a stupirci una volta in più, anche se il merito forse è della scienza che fino ad oggi ha saputo scovare tante meraviglie. 

Dopo la puntata del 4 maggio, in cui abbiamo parlato genericamente degli oggetti transnettuniani, e quella della settimana scorsa sulla nube di Oort, oggi il focus va sulle comete. Vogliamo parlare, in particolare, di alcune di queste, le più importanti e conosciute, approfondendo qualche aspetto oltre alla semplice suddivisione di cui abbiamo già parlato in comete di lungo e breve periodo. 

Rileggi le puntate precedenti di questa rubrica:
La nube di Oort e l’ipotesi della nana bruna – 11 giugno, episodio 15
Gli oggetti transnettuniani alla periferia del sistema solare – 4 giugno, episodio 14
Plutone, il nono… nano – 28 maggio, episodio 13
Nettuno, l’ultimo dei giganti – 14 maggio, episodio 12
Urano, nn gigante… ribaltato! – 7 maggio, episodio 11
Il signore degli anelli – 23 aprile, episodio 10
I satelliti di Giove – 16 aprile, episodio 9

Una stella mancata – 9 aprile, episodio 8
Il pianeta mancante – 2 aprile, episodio 7
Marziani, rover e droni – 19 marzo, episodio 6
Di passaggio sulla Terra: perché esistono le stagioni? – 12 marzo, episodio 5
Venere, pianeta infernale – 5 marzo, episodio 4
Mercurio, dove i giorni durano più degli anni – 19 febbraio, episodio 3
Un sabato al Sole – 12 febbraio, episodio 2
Prendiamo le misure: quando siamo piccoli? – 5 febbraio, episodio 1

Cometa di Halley

La cometa di Halley è senza dubbio la più conosciuta e, sebbene da millenni non raggiunga più distanze dal Sole tali da poterla definire un oggetto della nube di Oort – più propriamente, infatti, si tratta di un oggetto del disco diffuso -, sappiamo che quella è verosimilmente la regione dello spazio da cui è partita, molto tempo fa.

La prima osservazione documentata risale nientemeno che al 240 a.C.: nel testo Shiji (Memorie storiche, 90 a.C.) si menziona “una stella a spazzola che appare a oriente e in seguito di sposta verso il nord”, osservata dagli astronomi cinesi della dinastia Qin, che scompare ad orizzonte verso la fine di giugno.

Tra i passaggi successivi, quasi sempre registrati negli annali ma senza darvi grande rilievo, spicca quello del 12 a.C., che alcuni affiancano alla Stella di Betlemme, nonostante la discrepanza temporale. Di particolare importanza è invece il transito dell’837, quando il 10 aprile la cometa di Halley fece registrare il suo massimo avvicinamento alla Terra. Passò a soli 5.12 milioni di chilometri (0.0342 au) dalla superficie del nostro pianeta: in questa occasione, si stima che la coda della cometa si estendesse quasi per tutto il cielo, da un orizzonte all’altro.

Dal secondo millennio ai giorni nostri

Il XXI passaggio nel 1301 fu probabilmente osservato da Giotto, che ne trasse ispirazione e la raffigurò, pochi anni più tardi, nell’affresco “Adorazione dei Magi” nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Un nuovo transito spettacolare fu quello del 1456, dove sfoggiò una coda che si estendeva per 60° nel cielo.

Arrivando all’epoca più recente, Keplero potè osservarla nel 1607, mentre Edmund Halley ebbe questa fortuna nel 1682. Gli studi che condusse successivamente gli permisero di collegare matematicamente le notizie storiche sui passaggi precedenti, e stabilire che si trattava sempre dello stesso corpo che veniva a transitare al perielio ogni 76 anni.

Si tratta, quindi, di una cometa di breve periodo. Halley non visse abbastanza per ammirare il passaggio che aveva previsto (con un errore di due anni) per il 1756. Il passaggio del 1910 valse a questo corpo celeste l’Ode alla cometa di Halley di Giovanni Pascoli.

Il più recente passaggio al perielio è avvenuto il 9 febbraio 1986. La prossima occasione per osservare questo miracolo della natura sarà nel 2061. Il 9 dicembre 2023, invece, la cometa si troverà all’afelio, il punto più lontano – a 35.08 unità astronomiche – dal Sole della sua orbita.

Cometa Hale-Bopp

La cometa C/1995 O1 potrà essere leggermente meno celebre di quella di Halley, ma lo spettacolo offerto dal suo passaggio al perielio nel 1997 è stato di gran lunga uno dei più memorabili della storia moderna. Venne scoperta pressoché simultaneamente nel 1995 dall’astronomo Alan Hale e dall’astrofilo Thomas Bopp, dai quali prende il nome.

Fu chiaro fin da subito che si trattava di un corpo che avrebbe fatto parlare di sé. Venne scoperta quando ancora si trovava a 7.2 unità astronomiche dal Sole, tra Giove e Saturno. La cosa potrebbe non dire molto, ma si tratta di qualcosa di veramente singolare. Basti pensare che, individuata in un’immagine del 1993 mentre si trovava ancora a 13 au dal Sole, risultava già 50mila volte più luminosa della cometa di Halley. Generalmente, a tale distanza la maggior parte delle comete non è nemmeno visibile.

Una cometa da primato

La cautela adottata dagli esperti nel prevedere la massima luminosità della cometa al perielio venne ampiamente ricompensata. Hale-Bopp brillò in cielo con una magnitudine 0 per otto settimane e, al momento di massimo avvicinamento al Sole, soltanto la stella Sirio risplendeva più forte. Durante questo transito al perielio, la sua coda si estendeva per più di 30 gradi nel cielo dell’emisfero boreale.

Con un diametro di circa 50 chilometri, si tratta di un corpo circa tre volte più grande della cometa di Halley. Tuttavia, non si avvicinò a meno di 1.315 unità astronomiche dal nostro pianeta. Questo non permise di osservare una coda tanto estesa quanto quella della Halley dell’837 o anche del 1301, osservata da Giotto.

Dopo il transito al perielio, avvenuto l’1 aprile 1997 a 0.914 unità astronomiche dal Sole, la Hale-Bopp è rimasta visibile ad occhio nudo fino a dicembre. Da quando si rese visibile, erano passati circa 18 mesi e mezzo, dato che superava di gran lunga i 9 mesi della Grande Cometa del 1811. Ora Hale-Bopp prosegue il suo percorso su un’orbita pressoché perpendicolare al piano dell’eclittica ed estremamente eccentrica. L’afelio si trova a 370.815 au dal Sole, e verrà raggiunto tra 1267 anni, nel 3264: si tratta di una cometa di lungo periodo.

Cometa Hyakutake

Rimaniamo tra le comete di lungo periodo con questo corpo scoperto il 30 gennaio 1996. Appena due mesi più tardi, la C/1996 B2 (questa le designazione ufficiale) si rese protagonista del transito più ravvicinato degli ultimi 200 anni, passando ad appena 15.26 milioni di chilometri dalla superficie terrestre. Anche il Sole vide molto da vicino questa affascinante cometa, che transitò al perielio (il 1° maggio) addirittura all’interno dell’orbita di Mercurio, a sole 0.23 au dalla superficie della stella.

Il transito di questa cometa all’interno del sistema solare ha avuto un forte impatto sui suoi parametri orbitali. L’interazione gravitazionale con i giganti gassosi ha deviato notevolmente la sua traiettoria, allargandola. Se prima del 1996 il suo periodo di rivoluzione era di circa 17mila anni, dopo l’ultimo avvicinamento questo è stato ricalcolato non inferiore a 70 mila, e forse anche superiore a 100mila anni.

Eccentrica, luminosa, vanitosa

La cometa Hyakutake vanta senza dubbio un’eccentricità eccezionale e superiore sia alla Halley (0.9671) che alla Hale-Bopp (0.9951). In termini numerici, essa assume il valore di 0.999894, con l’afelio posto a oltre 4,000 unità astronomiche dal Sole. Basti pensare che l’eccentricità di un’ellisse deve avere valore inferiore ad 1, altrimenti degenera in un segmento corrispondente al suo semiasse maggiore. Valori tanto vicini all’unità danno un’idea di quanto le orbite di queste comete possano essere estremamente allungate. La cometa Ikeya-Seki vanta la più alta eccentricità tra i corpi celesti conosciuti, pari a 0.99992.

Nonostante le dimensioni ridotte – circa 2 km di diametro – la cometa Hyakutake ha raggiunto una magnitudine apparente massima paragonabile con quella della Hale-Bopp (0), con una coda estesa fino ad 80° nel cielo e larga 4 volte il diametro della luna. Questi dati sensazionali le sono valsi il titolo di Grande Cometa del 1996.

Prossimi transiti

Basandoci esclusivamente sui dati delle comete ad oggi conosciute, purtroppo non possiamo aspettarci qualche grande cometa da osservare ad occhio nudo nei prossimi anni. Tuttavia, come abbiamo già detto nella scorsa puntata, le comete di lungo periodo (come la Hale-Bopp e la Hyakutake) rimangono sconosciute fino al momento in cui non giungono tanto vicine a noi da poter essere osservate chiaramente.

A questo punto, possiamo aspettarci che da un giorno all’altro venga comunicata la scoperta di una nuova grande cometa! Tanto più se consideriamo che, dati del passato alla mano, le comete più importanti si sono presentate nel sistema solare ad intervalli di circa 5-10 anni, mentre quelle del calibro della Hale-Bopp possono essere osservate ogni 25-40 anni. Non ci resta che attendere fiduciosi!

FONTI

Brightest comets seen since 1935. International comet quarterly. Consultato il 7 giugno 2022, URL: http://www.icq.eps.harvard.edu/brightest.html 

C/1965 S1 Ikeya-Seki. In Wikipedia. Ultima modifica 22 marzo 2022, consultato il 7 giugno 2022, URL: https://docs.google.com/document/d/1-PNQCVqTrqlRDqf_CD3aFoObXVBIpda9tvU81oeRL2E/edit# 

Cometa di Halley. In Wikipedia. Ultima modifica 2 giugno 2022, consultato il 7 giugno 2022, URL: https://it.wikipedia.org/wiki/Cometa_di_Halley#cite_note-autogenerato1-8 

Cometa Hale-Bopp. In Wikipedia. Ultima modifica 29 maggio 2022, consultato il 7 giugno 2022, URL: https://it.wikipedia.org/wiki/Cometa_Hale-Bopp 

Cometa Hyakutake. In Wikipedia. Ultima modifica 9 aprile 2022, consultato il 7 giugno 2022, URL: https://it.wikipedia.org/wiki/Cometa_Hyakutake 

Kinoshita, K. (2010). 1P/Halley – Past, present and future orbits. Cometography.com. Consultato il 7 giugno 2022, URL: http://cometography.com/pcomets/001p.html

Levinson, H. F., Dones, D. & Duncan, M. J. (2001). The origin of Halley-type comets: probing the inner Oort cloud. The Astronomical Journal, vol. 121, pp. 2253-2267. 

Sansone, R. (2020). Quando osserveremo la prossima grande cometa? Pubblicato il 19 luglio 2020, consultato il 7 giugno 2022, URL: https://docs.google.com/document/d/1-PNQCVqTrqlRDqf_CD3aFoObXVBIpda9tvU81oeRL2E/edit#

Credits: Photo by Cristofer Maximilian on Unsplash
Comet NEOWISE photographed in Summer of 2020.


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