Les Ballets Russes di Sergej Pavlovič Diaghilev: analisi dei coreografi e dei balletti Pulcinella e Les Noces
Irene De Rosa
Sono Irene De Rosa e mi sono laureata in Archeologia, Storia delle Arti e Scienze del Patrimonio culturale (curriculum cinema, musica e spettacolo) presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II con una tesi dal titolo “Les Ballets Russes di Sergej Pavlovič Diaghilev: analisi dei coreografi e dei balletti Pulcinella e Les Noces” nell’anno accademico 2021/2022.
Ho scelto come disciplina del mio elaborato finale la storia del teatro, perché mi sono diplomata in danza nel 2016 e sono sempre stata affascinata dal mondo teatrale. Ho trovato un percorso universitario adatto a me, in quanto ho potuto unire la teoria e la pratica delle mie due più grandi passioni. Sono iscritta attualmente al corso magistrale Discipline della Musica e dello Spettacolo. Storia e Teoria.
La tesi
I Ballets Russes furono una compagnia di danza, composta principalmente da russi, operante dal 1909 al 1929, in Occidente. La figura a cui si deve la nascita, lo sviluppo e purtroppo, anche la fine della compagnia è Sergej Diaghilev, che con il suo intuito, indiscutibilmente efficace, ed il suo gusto infallibile, ha saputo creare magie per ben vent’anni.
Uno dei grandi meriti da attribuire a Diaghilev è sicuramente quello di aver scelto, come suoi collaboratori, eccellenze nei vari ambiti artistici, dagli scenografi ai costumisti, dai coreografi ai ballerini, dai compositori ai musicisti. Personalità quali Pablo Picasso, Aleksandr Benois, Michel Fokine, Vaslav Nijinskij, Igor Stravinskij ed Erik Satie, solo per citarne alcuni, lo hanno accompagnato in questo percorso che ha rivoluzionato il mondo della danza, per sempre.
La compagnia, pur essendo composta per la stragrande maggioranza da russi, paradossalmente, non si è mai esibita in Russia ma partendo dalla Francia, si è poi diretta, in tutti i teatri occidentali più importanti. Il punto di forza della troupe è aver esportato la Russia in Occidente, nel periodo russo di apertura alle avanguardie storiche; e al tempo stesso, l’occidentalizzazione della compagnia va a rappresentare una miscela di qualità e spettacolo puro, contemporaneamente orientale ed occidentale.
Anteriormente ai Ballets Russes le opere erano più ampie, mentre le composizioni coreografiche della compagnia duravano al massimo quaranta minuti, dando così vita al galà di danza formato da tanti brevi balletti, che consegnavano una varietà di temi. Ogni balletto però non era frammentato come nel tardo Ottocento ma necessitava di una fluida lettura; inoltre, gli artisti del balletto romantico si incontravano solo occasionalmente per la costruzione delle opere, e non svolgevano il lavoro tutti assieme come facevano i componenti dei Balletti russi.
È corretto parlare di scuola coreografica di Diaghilev? Oppure tecnica dei Balletti russi? La risposta è no. I Ballets Russes non ci hanno lasciato né propriamente una scuola né una tecnica, ed in effetti non potrebbe essere altrimenti: la loro commistione di stili e la loro continua innovazione, non lo avrebbero permesso.
In primis, dobbiamo considerare che la compagnia si basava su una forte base classica, tipica dei Balletti Imperiali, e quindi, fondare una scuola, nonostante Diaghilev lo avesse sognato negli ultimi anni, significava immettere sul mercato un prodotto già esistente ma rivisto, rifatto secondo il gusto personale di Diaghilev.
La Russia ha sempre rappresentato e rappresenta tutt’ora un’eccellenza nel campo tersicoreo; si potrebbe addirittura dire che la Russia sia la patria della danza! Di certo Diaghilev non è un novello Carlo Blasis, ovvero un codificatore ma è per qualsiasi uomo di teatro un punto di riferimento, dal quale si può solo prendere esempio. Già solamente la sua volontà e la sua personalità rappresentano un’opera d’arte, ed anche se i Balletti russi sono morti con lui, grazie ai suoi collaboratori, sparsi per il mondo, la sua impronta è rimasta, lasciando traccia nell’avvenire.
Nell’ energia dei suoi ballerini intravediamo la sua fiamma, loro, singolarmente, continueranno in qualche modo ad estendere la sua luce, attraverso i loro movimenti e le loro espressioni facciali, ridando almeno un pizzico della nuova concezione coreografica tipica dei Ballets Russes.
Nel terzo capitolo ho analizzato nello specifico due opere della troupe a mio avviso particolarmente significative ed esemplificative: Pulcinella rappresenta allo stesso tempo un omaggio al teatro napoletano, al suo popolo musicale e verace, alla danza ed all’arte in generale. Les Noces è un grido di protesta protofemminista contro la tendenziale gioia attribuita al tipico rito sociale del matrimonio.
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Irene De Rosa
Credits: Riproduzione di un manifesto litografico di Jean Cocteau.
Tamara Karsavina nel balletto Le Spectre de la Rose del 1911.
Archivio di Montecarlo
Tratto da Bowlt, J. E., Tregulova, Z., e Rosticher. G. N. (2009). A feast of wonders: Sergei Diaghilev and the ballets russes, Milano: Skira.
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale
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