Scelte di fine vita in Italia e Spagna: principi normativi, deontologici e giurisprudenziali
Giulia Bellotto
Sono Giulia Bellotto e mi sono laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Trento con una tesi dal titolo “Scelte di fine vita in Italia e Spagna: principi normativi, deontologici e giurisprudenziali” nell’anno accademico 2020/2021.
Durante gli anni trascorsi a giurisprudenza ho scoperto di avere un forte interesse per il biodiritto e le diverse tematiche che questa disciplina insegna a trattare, ma in particolare per il fine vita. Mi rendo conto che questo non è un argomento molto allegro ma, soprattutto al giorno d’oggi, credo sia estremamente importante parlarne. Ho scelto di confrontare l’ordinamento italiano con quello spagnolo per sottolineare le differenze, e soprattutto mancanze, che sono presenti nella nostra legislazione come dimostrato dalla mancata approvazione del referendum sulla parziale abrogazione dell’art. 579 cod. pen. della Consulta.
Penso che parlare di questi argomenti sia necessario per creare non solo una maggiore conoscenza della tematica in sé, ma anche maggior empatia tra gli individui. Per la mia storia personale negli anni ho imparato che tutti noi siamo uguali, soprattutto nella sofferenza, per questo ogni persona dovrebbe avere il diritto di poter decidere come affrontare il dolore e soprattutto quanto sopportarne durante la sua vita.
Oltre a queste tematiche sono una persona appassionata della musica e dell’arte in generale, mi piace viaggiare e scoprire le diverse tradizioni che contraddistinguono i diversi Paesi. Credo molto nella collaborazione e aiuto reciproco tra le persone e per questo, da dopo la laurea, mi sono avvicinata al mondo del volontariato. Penso che sia utile capire che nella vita non si è mai soli e guardare solo ai propri interessi o diritti non sia la soluzione per cercare di creare una società inclusiva dove tutti possano godere dei medesimi diritti e opportunità.
Nel corso degli ultimi anni le tematiche bioetiche, in particolari quelle inerenti l’assistenza nel morire, hanno iniziato ad essere oggetto di grandi discussioni non solo etiche e morali, ma anche giuridiche. Molte sono state le evoluzioni normative cui si è assistito in tutta Europa e che, pertanto, hanno portato ad una differente regolamentazione di suddetti fenomeni.
Questa tesi ha lo scopo di analizzare in che modo le pratiche di fine vita con specifico riguardo alla sospensione dei trattamenti, assistenza al suicidio e eutanasia sono state regolamentate in Italia e in Spagna. Questi ordinamenti, infatti, presentano ad oggi una situazione giuridica molto diversa.
Come si avrà modo di vedere dall’elaborato entrambi i sistemi giuridici considerati, pur partendo dai medesimi principi costituzionali volti a tutelare il diritto alla libera autodeterminazione dell’individuo e il diritto alla salute, sono arrivati a regolare le questioni di fine vita con delle differenze sostanziali. In Italia, per anni, si è assistito ad un vuoto normativo che è stato parzialmente colmato dalla legge 219 del 2017 la quale ha lo scopo di regolare le Disposizioni Anticipate di trattamento e attribuire validità vincolante a queste ultime. Suddetta legge non legittima però né la pratica di suicidio assistito né dell’eutanasia.
Proprio su questo punto si registra la differenza sostanziale con il sistema giuridico spagnolo che, il 3 marzo 2021, ha definitivamente approvato la Ley de regulación de la eutanasia. Con questa norma si legittima per i malati, qualora lo richiedano e siano rispettate tutte le formalità richieste dalla legge, la possibilità di poter ricorrere al suicidio assistito o all’eutanasia. Da questa differenza si desume chiaramente come nell’ordinamento italiano il legislatore non abbia ancora assunto una posizione definita e precisa a riguardo. Le conquiste che sono state fatte sono avvenute solo a seguito di una pronuncia della Corte costituzionale, la 242 del 2019, che legittima l’assistenza al suicidio solo a determinate condizioni.
Oltre all’analisi delle differenze giuridiche intercorrenti tra i due ordinamenti la tesi pone l’attenzione anche sull’aspetto deontologico di suddette questioni. È infatti importante sottolineare come, in entrambi i codici di deontologia medica, sono presenti delle norme che vietano ai medici di porre in essere condotte causative la morte dei loro pazienti.
La presenza di queste regole che, è importante precisare, non hanno comunque validità giuridica perché valgono solo all’interno della categoria professionale in questione crea dei contrasti etico-morali molto importanti.
Nelle questioni di fine vita, né nella legge italiana né in quella spagnola, è regolata l’obiezione di coscienza (come invece avviene per altre questioni bioetiche), ma ciò non toglie che i CDM possano legittimamente prevedere delle norme che tutelino l’autonomia professionale dei sanitari a cui è richiesto di porre in essere pratiche di assistenza nel morire.
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A presto!
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