Austria e Islam: un secolo di rapporti dall’Impero Austro-Ungarico al nuovo pacchetto antiterrorismo
Alessia MIssiaggia
Sono Alessia Missiaggia e ho conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi dal titolo “Austria e Islam. Un secolo di rapporti dall’Impero Austro-Ungarico al nuovo pacchetto antiterrorismo” nell’anno accademico 2021/2022.
Le tematiche legate alla prevenzione e alla lotta del terrorismo di matrice islamica sono state sempre molto interessanti per me e, anche con l’intenzione di poter poi lavorare in questo campo, ho deciso di iscrivermi a Giurisprudenza. Quando poi nell’ambito del corso Sicurezza, diritto e religione mi è stato proposto di scrivere una tesi su questa tematica non ho potuto che accettare.
La tesi e il contesto austriaco
Lo scopo principale della tesi è quello di approfondire il pacchetto legislativo antiterrorismo austriaco presentato nel 2020 e approvato l’anno successivo. Per poter arrivare a questa trattazione è stato però necessario esaminare prima l’evoluzione dei rapporti tra l’Islam e lo Stato austriaco.
La gestione delle relazioni tra lo Stato e la confessione islamica è tutt’oggi un tema al centro di discussione, di questo se ne parla soprattutto con riferimento a presunte incompatibilità tra i principi degli ordinamenti costituzionali e i dettami dell’Islam. Se però la maggior parte dei Paesi europei si è trovata a fronteggiare questa necessità solamente in tempi recenti, la storia dei rapporti tra Islam e Austria risale a più di un secolo fa, quando vi era ancora l’Impero Austro-Ungarico. Infatti, con l’annessione nel 1908 della Bosnia Erzegovina, diverse migliaia di fedeli musulmani sono divenuti ufficialmente cittadini dell’Impero. Si è quindi inevitabilmente posta la questione di assicurare a questi nuovi membri dello Stato la possibilità di godere appieno del diritto alla libertà di religione.
Per farlo si è dovuto forzare il sistema, concedendo una soluzione sui generis alla comunità musulmana con l’approvazione, solamente quattro anni dopo l’annessione, di una legge sull’Islam con cui tale confessione è stata parificata, a tutti gli effetti, alle altre religioni presenti all’epoca.
Il rapporto tra Islam e Austria inizia quindi con una reciproca ricerca di soluzioni volte a garantire una pacifica convivenza nel rispetto dei diritti di entrambi, e su questa linea proseguirà anche la Repubblica austriaca, quando nel 1978 concede lo status di ente pubblico alla neonata Islamische Glaubensgemeinschaft in Österreich, cioè la Comunità Islamica Austriaca, nominandola come propria collaboratrice nella gestione di diversi aspetti della vita sociale, e non solo religiosa, dei propri fedeli.
Quella che emerge è quindi una situazione in cui vi è una vera e propria collaborazione tra Islam e Austria, tanto che alla comunità islamica viene riconosciuto di accedere alle scuole pubbliche al fine di istituire, a spese dello Stato, una lezione di religione islamica. Se si paragona la situazione austriaca di quarant’anni fa con quella odierna italiana, ma si potrebbero considerare tanti altri Paesi europei dove non vi è alcuna partnership con le istituzioni, è chiaro come si sia davanti ad un unicum in Europa.
La condizione dell’Islam in Austria ha però sofferto inevitabilmente dell’approdo in occidente del terrorismo islamico. Come turning point non si può che menzionare l’11 settembre 2001. Da questo giorno in poi sono diversi gli interventi che il governo austriaco ha intrapreso con lo scopo di limitare le prerogative dei fedeli islamici presenti sul proprio territorio. Tra questi si possono menzionare il divieto di utilizzo di quei tipi di veli che coprono integralmente il volto e il divieto contenuto in alcune leggi di Stati federati di edificare moschee e/o minareti.
Culmine di questa inversione di rotta, che ha visto i rapporti tra Stato e Islam deteriorarsi sempre di più, è stato l’attentato che la serata del 2 novembre 2020 ha colpito Vienna provocando quattro vittime.
Solamente quattro giorni dopo il governo ha presentato un nuovo pacchetto legislativo con cui intendeva colpire il terrorismo. Si tratta però di uno strumento innovativo che anticipa ancora ulteriormente, se possibile, la soglia di punibilità occupandosi non più solamente della condotta terroristica in senso stretto e di quelle attività propedeutiche alla realizzazione di un attentato, ma mette nel mirino una fase ancora antecedente, cioè quella della radicalizzazione. Lo fa introducendo un nuovo reato: associazione estremista a motivazione religiosa. Con questa nuova fattispecie viene sanzionato chi partecipa ad un’organizzazione che abbia come scopo quello di sostituire l’ordine costituzionale di uno Stato con un ordine interamente fondato sulla religione. Con questa innovazione non è più necessario realizzare una condotta al fine di essere punibili: è sufficiente far parte dell’associazione.
Da qui quindi la tesi si occupa di osservare come la libertà di religione e il rapporto con il fattore religioso possa essere coinvolto nella lotta al terrorismo e come questo nuovo strumento incida su questi elementi. Un’ultima riflessione viene dedicata anche al rapporto di cui si è accennato pocanzi tra Islam e Austria, notando come questo nuovo pacchetto antiterrorismo ne segni, molto probabilmente, la rottura definitiva, quando invece tale collaborazione poteva essere sfruttata proprio per prevenire e combattere la radicalizzazione e le sue conseguenze.
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