Diritto alla salute, genere ed eguaglianza: un’analisi comparata della regolamentazione e promozione della gender-specific medicine

Francesca Bortolin

Sono Francesca Bortolin e mi sono laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Trento con una tesi dal titolo “Diritto alla salute, genere ed eguaglianza: un’analisi comparata della regolamentazione e promozione della gender-specific medicine” nell’anno accademico 2020/2021.

Da sempre il mondo della medicina e della biologia ha esercitato su di me un fascino speciale: come non appassionarsi allo studio del corpo umano e delle sue particolarità? Che dire poi della genetica… un settore tutto da scoprire e ricco di soprese! E la malattia? Una realtà ineliminabile, ma resa più tollerabile dalla speranza della cura che fa sì che sforzi comuni vengano costantemente impiegati nella ricerca. 

Ben presto questo mio interesse ha trovato eco in un’altra mia grande passione: la sfera del sociale e dei diritti umani. Il vissuto personale e di altri, nonché il volontariato svolto a contatto con la realtà della disabilità, mi hanno spinto ad iscrivermi alla facoltà di giurisprudenza e approfondire il settore del biodiritto. Quest’ultima è una disciplina piuttosto recente, che si occupa di studiare le tematiche legate alla scienza della vita e ai progressi della medicina e della ricerca biotecnologica, i quali pongono il mondo giuridico innanzi a sfide sempre più complesse: temi particolarmente interessati da dibattito sono, ad esempio, le delicate questioni sul fine vita, le conquiste della genetica umana, le problematiche sottese all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e, soprattutto, la sostenibilità della salute nel contesto della medicina moderna.

La salute è infatti un diritto inviolabile, riconosciuto a livello nazionale e internazionale, che spetta ad ogni individuo in quanto tale. Un’affermazione apparentemente inopinabile ma che, se osservata con le lenti del genere, mostra diversi punti di debolezza e criticità. Proprio in questo contesto gioca un ruolo cruciale la medicina di genere, tematica oggetto della mia tesa di laurea. 

Nata all’inizio degli anni novanta, questa nuova dimensione interdisciplinare ha lentamente ma inesorabilmente scardinato uno dei più longevi postulati del sapere medico: nella salute, donne e uomini non si distinguono solo per quanto concerne la sfera riproduttiva, ma le differenze vanno ben oltre questa evidente caratterizzazione biologica e si spingono fino ad abbracciare fattori ambientali, culturali e relazionali, definiti dal termine “genere”.  Una crescente mole di studi scientifici ha negli anni infatti dimostrato come le differenze di sesso e genere giochino un ruolo decisamente rilevante in medicina, incidendo sull’insorgenza, sulla sintomatologia, sulla diagnosi e persino sulla cura delle malattie.

Una scoperta che, per quanto positiva, ha subito messo in luce le problematiche di un’impostazione classicamente “androcentrica” della medicina: la pressoché totale sottorappresentazione delle donne nelle sperimentazioni cliniche, l’esclusione della fisicità maschile dallo studio delle patologie ritenute – per motivi culturali – prerogativa della popolazione femminile e la mancata considerazione del fattore genere ha creato nel tempo una profonda lacerazione nell’attuazione del diritto alla salute, che risulterebbe invece sanabile abbracciando l’approccio proposto dalla medicina di genere, purtroppo ancora poco conosciuto e promosso a livello mondiale.

Analizzando il fenomeno in prospettiva giuridica, la mia tesi ha, in primo luogo, l’obiettivo di fornire una panoramica delle principali misure adottate a livello internazionale, sovranazionale e nazionale volte alla promozione della medicina di genere e di un approccio di genere alla salute, offrendo al contempo un quadro descrittivo dei traguardi raggiunti e delle attuali sfide aperte. In secondo luogo, mira a trarre dall’esercizio di comparazione intrapreso alcune considerazioni circa l’opportunità di intervenire in materia con misure normative di natura incisiva e vincolante, sull’esempio di quanto recentemente fatto nell’esperienza italiana. L’Italia, al momento, risulta infatti essere l’unico Stato al mondo ad avere approvato una legge ad hoc volta alla promozione della medicina di genere (Legge n. 3 del 2018) e costituisce un ottimo terreno di analisi e studio della materia. 

Come premessa essenziale al discorso in parola, il lavoro di tesi offre una presentazione delle basi scientifiche e giuridiche legittimanti la promozione di un approccio gender-sensitive alla salute. Viene infatti approfondita la stretta relazione che lega i concetti di genere, sesso e salute e operato un richiamo a quei principi giuridici – in primis quello di eguaglianza – che rendono la promozione della medicina di genere un traguardo a cui ambire per il raggiungimento di una maggiore equità sociale. 

Il passo immediatamente successivo consiste nell’esame delle principali problematiche e dei maggiori fattori – uno generale e altri più specificamente connessi all’ambito medico sanitario – che incidono sull’effettivo conseguimento di un simile obiettivo: da un lato, l’adozione di politiche pubbliche in materia di pari opportunità e, dall’altro, la mancanza di dati raccolti e disaggregati per sesso e genere impiegati nell’ambito della ricerca e della pratica clinica, la formazione del personale sanitario e l’informazione alla popolazione in tema di medicina di genere. La presenza di questi due binari narrativi costituisce il fil rouge dell’intero elaborato, che guida la successiva disamina delle misure adottate in materia di promozione della medicina di genere nel contesto internazionale, sovranazionale e nei più rilevanti ordinamenti nazionali. Da ultimo, le considerazioni tratte dall’esame di queste esperienze vengono poi rielaborate e utilizzate come strumento di valutazione dell’efficacia e delle potenzialità della scelta legislativa operata nel modello italiano, al fine di vagliarne l’opportunità e la ripetibilità in termini di circolazione dei modelli. 

In chiusura dell’elaborato viene offerta una riflessione sull’esigenza di comprendere il profondo significato della medicina di genere ai fini di una sua piena realizzazione, nonché sull’importanza e irriducibilità del dialogo fra i vari ordinamenti menzionati al fine di cesellare risposte e strategie sanitarie sempre più adeguate e personalizzate in un’ottica di prevenzione, diagnosi e cura in tutte le fasi e in tutti gli aspetti della vita dell’individuo. Infine, oltre ad evidenziare i benefici che un simile approccio può apportare alla società, il lavoro di tesi pone l’attenzione su alcuni punti di criticità che suggeriscono una gestione particolarmente attenta e rigorosa del fenomeno, al fine di evitare che strategie potenzialmente vantaggiose si trasformino in armi a doppio taglio, contribuendo a rafforzare stereotipi dannosi per la salute e indebolendo le finanze dello Stato.

Se siete interessati a conoscere qualcosa in più sull’argomento, il mio indirizzo mail è fr*****************@gm***.com.

A presto!

Sono Francesca Bortolin e mi sono laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Trento con una tesi dal titolo “Diritto alla salute, genere ed eguaglianza: un’analisi comparata della regolamentazione e promozione della gender-specific medicine” nell’anno accademico 2020/2021.

Da sempre il mondo della medicina e della biologia ha esercitato su di me un fascino speciale: come non appassionarsi allo studio del corpo umano e delle sue particolarità? Che dire poi della genetica… un settore tutto da scoprire e ricco di soprese! E la malattia? Una realtà ineliminabile, ma resa più tollerabile dalla speranza della cura che fa sì che sforzi comuni vengano costantemente impiegati nella ricerca. 

Ben presto questo mio interesse ha trovato eco in un’altra mia grande passione: la sfera del sociale e dei diritti umani. Il vissuto personale e di altri, nonché il volontariato svolto a contatto con la realtà della disabilità, mi hanno spinto ad iscrivermi alla facoltà di giurisprudenza e approfondire il settore del biodiritto. Quest’ultima è una disciplina piuttosto recente, che si occupa di studiare le tematiche legate alla scienza della vita e ai progressi della medicina e della ricerca biotecnologica, i quali pongono il mondo giuridico innanzi a sfide sempre più complesse: temi particolarmente interessati da dibattito sono, ad esempio, le delicate questioni sul fine vita, le conquiste della genetica umana, le problematiche sottese all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e, soprattutto, la sostenibilità della salute nel contesto della medicina moderna.

La salute è infatti un diritto inviolabile, riconosciuto a livello nazionale e internazionale, che spetta ad ogni individuo in quanto tale. Un’affermazione apparentemente inopinabile ma che, se osservata con le lenti del genere, mostra diversi punti di debolezza e criticità. Proprio in questo contesto gioca un ruolo cruciale la medicina di genere, tematica oggetto della mia tesa di laurea. 

Nata all’inizio degli anni novanta, questa nuova dimensione interdisciplinare ha lentamente ma inesorabilmente scardinato uno dei più longevi postulati del sapere medico: nella salute, donne e uomini non si distinguono solo per quanto concerne la sfera riproduttiva, ma le differenze vanno ben oltre questa evidente caratterizzazione biologica e si spingono fino ad abbracciare fattori ambientali, culturali e relazionali, definiti dal termine “genere”.  Una crescente mole di studi scientifici ha negli anni infatti dimostrato come le differenze di sesso e genere giochino un ruolo decisamente rilevante in medicina, incidendo sull’insorgenza, sulla sintomatologia, sulla diagnosi e persino sulla cura delle malattie.

Una scoperta che, per quanto positiva, ha subito messo in luce le problematiche di un’impostazione classicamente “androcentrica” della medicina: la pressoché totale sottorappresentazione delle donne nelle sperimentazioni cliniche, l’esclusione della fisicità maschile dallo studio delle patologie ritenute – per motivi culturali – prerogativa della popolazione femminile e la mancata considerazione del fattore genere ha creato nel tempo una profonda lacerazione nell’attuazione del diritto alla salute, che risulterebbe invece sanabile abbracciando l’approccio proposto dalla medicina di genere, purtroppo ancora poco conosciuto e promosso a livello mondiale.

Analizzando il fenomeno in prospettiva giuridica, la mia tesi ha, in primo luogo, l’obiettivo di fornire una panoramica delle principali misure adottate a livello internazionale, sovranazionale e nazionale volte alla promozione della medicina di genere e di un approccio di genere alla salute, offrendo al contempo un quadro descrittivo dei traguardi raggiunti e delle attuali sfide aperte. In secondo luogo, mira a trarre dall’esercizio di comparazione intrapreso alcune considerazioni circa l’opportunità di intervenire in materia con misure normative di natura incisiva e vincolante, sull’esempio di quanto recentemente fatto nell’esperienza italiana. L’Italia, al momento, risulta infatti essere l’unico Stato al mondo ad avere approvato una legge ad hoc volta alla promozione della medicina di genere (Legge n. 3 del 2018) e costituisce un ottimo terreno di analisi e studio della materia. 

Come premessa essenziale al discorso in parola, il lavoro di tesi offre una presentazione delle basi scientifiche e giuridiche legittimanti la promozione di un approccio gender-sensitive alla salute. Viene infatti approfondita la stretta relazione che lega i concetti di genere, sesso e salute e operato un richiamo a quei principi giuridici – in primis quello di eguaglianza – che rendono la promozione della medicina di genere un traguardo a cui ambire per il raggiungimento di una maggiore equità sociale. 

Il passo immediatamente successivo consiste nell’esame delle principali problematiche e dei maggiori fattori – uno generale e altri più specificamente connessi all’ambito medico sanitario – che incidono sull’effettivo conseguimento di un simile obiettivo: da un lato, l’adozione di politiche pubbliche in materia di pari opportunità e, dall’altro, la mancanza di dati raccolti e disaggregati per sesso e genere impiegati nell’ambito della ricerca e della pratica clinica, la formazione del personale sanitario e l’informazione alla popolazione in tema di medicina di genere. La presenza di questi due binari narrativi costituisce il fil rouge dell’intero elaborato, che guida la successiva disamina delle misure adottate in materia di promozione della medicina di genere nel contesto internazionale, sovranazionale e nei più rilevanti ordinamenti nazionali. Da ultimo, le considerazioni tratte dall’esame di queste esperienze vengono poi rielaborate e utilizzate come strumento di valutazione dell’efficacia e delle potenzialità della scelta legislativa operata nel modello italiano, al fine di vagliarne l’opportunità e la ripetibilità in termini di circolazione dei modelli. 

In chiusura dell’elaborato viene offerta una riflessione sull’esigenza di comprendere il profondo significato della medicina di genere ai fini di una sua piena realizzazione, nonché sull’importanza e irriducibilità del dialogo fra i vari ordinamenti menzionati al fine di cesellare risposte e strategie sanitarie sempre più adeguate e personalizzate in un’ottica di prevenzione, diagnosi e cura in tutte le fasi e in tutti gli aspetti della vita dell’individuo. Infine, oltre ad evidenziare i benefici che un simile approccio può apportare alla società, il lavoro di tesi pone l’attenzione su alcuni punti di criticità che suggeriscono una gestione particolarmente attenta e rigorosa del fenomeno, al fine di evitare che strategie potenzialmente vantaggiose si trasformino in armi a doppio taglio, contribuendo a rafforzare stereotipi dannosi per la salute e indebolendo le finanze dello Stato.

Se siete interessati a conoscere qualcosa in più sull’argomento, il mio indirizzo mail è fr*****************@gm***.com.

A presto!

Credits: Photo by ondaosservatorio.it


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