Tra passato e presente green
GREEN BUILDING: UNA CASA PIÙ “VERDE” – Episodio 2
Amanti dell’ambiente e dell’ecosostenibilità, rieccoci con la seconda puntata sull’edilizia sostenibile! Se vi siete persi il primo articolo, potete trovarlo qui.
Oggi proviamo ad entrare più nel dettaglio di che cos’è esattamente la bioedilizia, quando nasce e come è declinata ai nostri giorni.
L‘edilizia sostenibile come approccio culturale
Come il macrotema dello sviluppo sostenibile, anche la bioedilizia è un approccio culturale e progettuale per il quale un edificio o opera civile è progettata nel rispetto dell’ambiente. Con i suoi numerosi nomi, di cui alcuni già citati, l’architettura sostenibile cerca di rendere un edificio più ecologicamente efficiente, riducendone l’impatto ambientale.
L’esigenza di mettere a punto questo concetto nasce negli anni ’70 del ‘900, quando una grave crisi petrolifera colpisce l’economia internazionale allo scoppio della guerra arabo-israeliana.
La conseguenza più rilevante? Il vertiginoso aumento di prezzi della principale materia prima energetica, usata per industrie, trasporti, riscaldamento e produzione di materiali.
Ehi, ma sembra quasi la descrizione della nostra attualità!
Ecco, questo è anche un altro motivo per cui è importante porre l’attenzione su questi temi, oggi!
Ma tornando a noi, cos’è successo dopo?
L’essere umano ha, così, pensato a metodi per risparmiare risorse, sviluppando al contempo una più alta consapevolezza ambientale. Tra i modi implementati si annoverano l’uso di energia da fonti rinnovabili come sole, vento o acqua, l’impiego di materiali da costruzione naturali e locali, l’invenzione di nuovi sistemi di riciclo, riuso, o trasformazione di materiali. Questa svolta, strutturata inizialmente a partire da esigenze egoistiche di risparmio, ha portato indubbiamente benefici non solo al portafoglio ma anche alla nostra “casa” chiamata Terra.
Progettare edifici sostenibili ha infatti generato (e continua a farlo):
- una riduzione di gas serra e inquinamento ambientale sia per il minor impiego di trasporti che per la minor produzione di nuovi materiali;
- parsimonia nell’uso di risorse grazie al riuso e riciclo dei materiali e all’uso di fonti rinnovabili;
- attenzione e salvaguardia del contesto ambientale in cui l’edificio si colloca, in quanto l’architettura si integra al paesaggio naturale e storico esistente;
- … e tanto altro ancora!
Che vuol dire edificio green?
I principi dell’edilizia sostenibile e i protocolli nazionali
Nella progettazione non basta però affermare che il proprio edificio sia “green” solo perché si usa il calcestruzzo generato vicino casa.
Nel corso del tempo sono nate direttive legislative e protocolli nazionali che permettano di avere margini di controllo dei parametri di sostenibilità e quindi ottenere, in un certo senso, il benestare dell’ambiente.
Il più utilizzato oggi nel campo dell’edilizia sostenibile in Italia è il Protocollo Itaca.
Esso permette di verificare le performance di un edificio in riferimento a:
- I consumi dell’edificio
- L’efficienza energetica
- L’impatto sull’ambiente
- L’impatto sulla salute umana
Questo strumento oltre ad essere un supporto nella progettazione, è anche un utile mezzo di confronto per le scelte del consumatore finale. In particolare, si articola in:
- individuazione dei criteri di prestazioni ambientale,
- definizione delle prestazioni ideali di riferimento,
- valutazione dell’importanza di ciascun criterio,
- dare un punteggio all’edificio oggetto di esame in base al rispetto degli intervalli dei parametri di valutazione (indicatori).
Entriamo più nel dettaglio, ma senza dilungarci troppo.
Il protocollo viene declinato in leggi e decreti nazionali e regionali secondo cui vengono osservate e analizzate, in particolare, cinque aree con conseguenti sottocategorie e criteri.
Proseguendo nella lettura, scoprirete di quale aspetto dell’edilizia sostenibile si occupa ciascuna di queste cinque aree con qualche interessante approfondimento nei prossimi capitoli.
AREA A: qualità del sito
La scelta della zona in cui costruire è il primo parametro da valutare per la costruzione di un edificio ad adeguate prestazioni ambientali e di comfort.
Parlando in particolare degli edifici residenziali, si considera infatti il grado di accessibilità al trasporto pubblico e a infrastrutture e servizi di vario genere.
Quindi nella progettazione della zona circostante è rilevante il supporto alla slow mobility ovvero all’uso di biciclette, ottenibile attraverso l’adeguata progettazione di piste ciclabili.
Tutto ciò può ridurre l’utilizzo di un’automobile propria con la conseguente diminuzione dell’emissione di smog dannoso per l’aria che respiriamo.
AREA B: consumo di risorse
Come abbiamo già affrontato, la riduzione del consumo di risorse è uno dei parametri fondamentali dell’edilizia sostenibile. Per questo si analizza la quantità totale di energia richiesta durante il ciclo di vita e quanta di questa proviene da fonti rinnovabili.
Quindi si valuta la scelta di materiali ecocompatibili, riciclati, locali e certificati o provenienti dal riutilizzo di strutture già esistenti.
Infine, si giunge alla valutazione di quanta energia termica l’edificio necessita per il riscaldamento, il raffrescamento o in che modo avviene il controllo del l’energia solare.
Per consentire un’ottimizzazione dell’energia impiegata, è importante considerare in un edificio residenziale un orientamento in grado di sfruttare la luce solare diurna nelle zone giorno (cucina, salotto, sala da pranzo).
Inoltre, l’installazione di pannelli solari e fotovoltaici permette di trasformare i raggi del sole in elettricità da poter essere impiegata per usi domestici. E per il riscaldamento e il raffrescamento? Un adeguato isolamento termico è raggiunto con l’applicazione di un opportuno strato isolante nelle pareti esterne dell’edificio e in copertura (involucro edilizio).
Infine, impianti sempre più efficienti consentono di ridurre il fabbisogno di energia per il comfort termico necessario.
AREA C: carichi ambientali
Una volta analizzato ciò che l’edificio prende dall’ambiente si osserva ciò che l’edificio rilascia.
Pertanto, si valutano: le emissioni di CO2 nell’ambiente in fase di produzione ma anche i rifiuti solidi, le acque grigie inviate in fognatura e l’effetto isola di calore. Quest’ultimo indica la tendenza delle zone urbanizzate a creare un microclima dalla temperatura più alta rispetto alle aree fuori città.
Tra le cause principali di questo fenomeno ci sono l’eliminazione di aree verdi e l’uso di materiali artificiali dalle colorazioni scure che tendono ad assorbire calore. La soluzione a ciò è usare materiali chiari e dalle superfici riflettenti che riducano questo effetto microclimatico.
AREA D: qualità ambientale indoor
Si tratta della qualità dell’aria all’interno degli ambienti residenziali che può essere influenzata da diversi inquinanti:
- di natura fisica (radon, campi elettromagnetici, fibre minerali artificiali se di diametro inferiore a 6 micron e in assenza di adeguati test di biosolubilità, ovvero da considerarsi pericolosi per la salute in via precauzionale se deperiti, datati e/o sprovvisti di opportuna documentazione tecnica,…),
- biologica (pollini, acari, funghi, muffe…)
- o chimica (componenti organici volatili, CO2, monossido di carbonio, biossido di zolfo, azoto…) provenienti dal suolo o da eventuali industrie in prossimità.
Questi inquinanti possono essere dannosi per la salute degli abitanti dell’edificio, oltre che generare discomfort: spesso sono, infatti, cause di cattivi odori o della cosiddetta sindrome dell’edificio malato. È un fenomeno che si manifesta con una sensazione generalizzata di disagio sensoriale, cefalea o irritazioni respiratorie. Spesso, tuttavia, dura solo per il tempo dell’esposizione alle cause che lo provocano.
I gas inquinanti invece possono provocare serie patologie delle vie respiratorie. Essi spesso provengono dal suolo sottostante (come il radon), pertanto per evitarne la contaminazione è bene:
- sigillare eventuali fessurazioni presenti in prossimità delle fondazioni,
- impermeabilizzare adeguatamente il terreno
- e costruire prese d’aria sui muri per favorire la ventilazione dell’ambiente
Area E: qualità del servizio
Include diverse sottocategorie:
- Controllabilità degli impianti: il numero di funzioni domotiche presenti per ottenere il livello generale di risparmio energetico, sicurezza e comfort degli utenti.
Si tratta di funzioni che consentono a ciascuno di avere un controllo da remoto dell’impianto, che sia di illuminazione, di riscaldamento o qualunque altra esigenza. - Mantenimento delle prestazioni in fase operativa, avendo l’adeguata documentazione tecnica dell’edificio.
Conclusioni
Concludiamo qui questo secondo capitolo sull’edilizia sostenibile. Ciascuna delle prossime puntate si concentrerà su un’approfondimento particolare di ognuna delle cinque aree descritte in precedenza.
Quindi se fremete di curiosità sull’argomento: stay tuned!
Ci rileggiamo su questi schermi 😉
FONTI
Umberto Eco (2014). Il Novecento. Storia delle civiltà europee. EncycloMedia Publishers 2014
Nicola Furcolo; Protocollo Itaca, a cosa serve e come si usa. Esempi e software gratuito. In Biblus.acca.it.
URL: https://biblus.acca.it/focus/protocollo-itaca-cosa-serve-e-come-si-usa/#Scopo_del_Protocollo_Itaca.
Consultato il 5 febbraio 2023
UNI/PdR 13.1:2015. Sostenibilità ambientale nelle costruzioni – Strumenti operativi per la valutazione della sostenibilità. Edifici residenziali. Aggiornamento 2016
Davide Galfrè (2017); Lana di roccia o di vetro: livello di pericolo, rimozione e smaltimento. In Ediltecnico.it
URL: https://www.ediltecnico.it/54403/lana-di-roccia-o-vetro-pericolo-rimozione-smaltimento/amp/
Consultato il 20 febbraio 2023
Stefano Cera (2017); Lana di roccia o di vetro: la sicurezza dei prodotti. In Ediltecnico.it. URL: https://www.ediltecnico.it/55053/lana-roccia-vetro-sicurezza-prodotti/
Consultato il 20 febbraio 2023
Credits: Foto di Derek Sutton su Unsplash
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale
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