Dalla Conferenza di Stoccolma alla COP26
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La Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC) – da cui abbiamo tratto la citazione conclusiva della prima parte di questo articolo – nella pratica puntava principalmente alla riduzione dei gas serra, individuati come responsabili primi del riscaldamento globale, senza però definire limiti precisi e tanto meno vincolanti per le nazioni, a differenza del successivo Protocollo di Kyōto: questo infatti, stilato cinque anni dopo, nel 1997, prevederà che i Paesi industrializzati riducano, entro il periodo 2008-2012, le emissioni di gas serra del 5% a livello mondiale rispetto ai valori del 1990 (APAT, 2004).
Nel 1998 la Comunità europea (oggi Unione europea) approva la Convenzione di Aarhus sull’accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini e l’accesso alla giustizia in materia ambientale. In essa si attribuisce al pubblico il diritto di accesso alle informazioni e di partecipazione alle decisioni in materia ambientale, ma soprattutto il ben più importante diritto di ricorso in caso di mancato rispetto dei precedenti diritti. Da questo momento, la salvaguardia e la corretta gestione ambientale divengono temi di dominio pubblico, in cui tutti possono davvero prendere parte attivamente, sulla base della convinzione che coinvolgimento e sensibilizzazione dei cittadini di fronte ai problemi ambientali possa condurre ad un tangibile miglioramento in tempi più brevi e con effetti più duraturi (EUR-Lex, 2018).
Con l’arrivo del nuovo millennio, nel 2000 nasce per volontà dell’ONU la Dichiarazione del Millennio, il vero progenitore dell’Agenda 2030, che contiene gli 8 Millennium Development Goals (Obiettivi di Sviluppo del Millennio), vale a dire 8 obiettivi che tutti i 193 stato membri dell’ONU si sono impegnati a raggiungere per l’anno 2015:
- Sradicare la povertà estrema, dimezzando le persone che versano in tale condizione e quelle che soffrono la fame a livello globale, nonché garantendo lavoro dignitoso per tutti;
- Rendere universale l’istruzione primaria;
- Promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne, eliminando soprattutto le disparità nel campo dell’istruzione;
- Ridurre la mortalità infantile, di due terzi, per i bambini al di sotto dei 5 anni;
- Migliorare la salute materna, riducendo di tre quarti la mortalità materna e rendendo possibile l’accesso universale ai sistemi di salute riproduttiva;
- Combattere l’HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie;
- Garantire la sostenibilità ambientale, integrando i principi di sviluppo sostenibile nelle politiche e nei programmi nazionali, riducendo il processo di annullamento della biodiversità, dimezzando le persone senza accesso ad acqua potabile e servizi igienici di base e migliorando la condizione di vita di almeno 100 milioni di abitanti delle baraccopoli (entro il 2020);
- Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo, in campo commerciale e finanziario, considerando le esigenze dei paesi meno sviluppati e dei paesi senza sbocco sul mare.
Vengono inoltre creati 56 indicatori per la valutazione sistematica dell’avanzamento dei progressi negli ambiti definiti dagli 8 Obiettivi (WHO, 2018).
Uno dei momenti più importanti per la concreta attuazione di strategie atte al raggiungimento degli obiettivi fissati negli anni precedenti arrivò nel 2002, quando si tenne a Johannesburg il World Summit on Sustainable Development (WSSD, o Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile), una Conferenza organizzata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per discutere, a distanza di dieci anni (da cui il nome di Rio+10), lo stato di attuazione delle decisioni prese durante la Conferenza sull’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite di Rio 1992, nonché fare il punto della situazione e formulare eventuali nuovi strategie, soprattutto riconoscendo e rinforzando il ruolo della salute nel contesto dello sviluppo sostenibile (WHO, 2010). Mentre puntava principalmente all’implementazione dei trattati precedenti piuttosto che alla realizzazione di nuovi target, la Conferenza di Johannesburg fallì nell’intento di realizzare un obiettivo per l’utilizzo di energia rinnovabile, cosa che venne ampiamente discussa e vista in modo negativo, così come si trovò un terreno poco fertile per la discussione di temi quali il commercio, la finanza e la globalizzazione (Von Schirnding, 2005). Lo strumento più significativo nato a Johannesburg fu senza dubbio il Piano di attuazione, strumento di indirizzo politico e di azione fondamentale per molti dei Paesi e delle organizzazioni che si sono impegnate, di lì in avanti, nello sviluppo sostenibile (Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile, 2017).
Passando per numerosi congressi e assemblee delle Nazioni Unite, si arriva alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (United Nations Conference on Sustainable Development, UNCSD) di Rio de Janeiro, anche detta infatti Rio+20. Obiettivo principale della Conferenza fu quello di rinnovare l’impegno politico dei Paesi per lo sviluppo sostenibile, nonché la verifica dello stato di attuazione degli impegni precedenti. Dopo ben due anni di negoziati, la Conferenza si chiude ufficialmente con la pubblicazione del documento programmatico “The future we want” (Il futuro che vogliamo), incentrato principalmente sul concetto di economia verde nel contesto dello sviluppo sostenibile e della riduzione della povertà, ma anche sulla necessità di realizzare un quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile in un sistema di governance globale, con istituzioni incaricate di sviluppare, monitorare e attuare le politiche in ambito sociale, ambientale ed economico (MATTM, 2017).
Sulla base dei principi espressi in The future we want, nel 2015 viene sottoscritta dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità nominato “Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”.
Gli obiettivi della COP26, conclusasi da poco nel Regno Unito, sono ambiziosi ma senza dubbio fondamentali per la salvaguardia del pianeta e delle sue risorse. Primo fra tutti, è stato posto l’obiettivo di azzerare le emissioni nette a livello globale entro la metà del secolo, e puntare a limitare l’aumento delle temperature entro un massimo di 1.5°C. I modelli di sviluppo in questo senso sono indirizzati verso l’eliminazione degli impianti a carbone, la riduzione della deforestazione, l’incoraggiamento all’utilizzo di veicoli elettrici e agli investimenti per l’energia da fonti rinnovabili. Un secondo punto fondamentale riguarda la salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali, con particolare attenzione alla protezione e al ripristino degli ecosistemi già danneggiati, e la realizzazione di infrastrutture e opere di difesa ambientale resilienti. Si finisce con un forte invito alla mobilitazione di finanziamenti ingenti e alla collaborazione tra paesi, anche in funzione di supporto ai paesi meno sviluppati.
FONTI
Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (2004). La Convenzione-quadro sui cambiamenti climatici. Consultato il 20 gennaio 2021, URL: https://web.archive.org/web/20051227115846/http://www.apat.gov.it/site/it-IT/Temi/Protezione_dell’atmosfera_a_livello_globale/Cambiamenti_climatici/Convenzione-quadro_sui_cambiamenti_climatici/
Boudes, P. (2014). United Nations Conference of the Human Environment. In Encyclopaedia Britannica. Consultato il 20 gennaio 2021, URL: https://www.britannica.com/topic/United-Nations-Conference-on-the-Human-Environment
EUR-Lex (2018) Accesso all’informazione, partecipazione dei cittadini e accesso alla giustizia in materia ambientale. Consultato il 20 gennaio 2021, URL: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=LEGISSUM%3Al28056
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (2017). Conferenza Rio+20: una sfida importante. Consultato il 20 gennaio 2021, URL: https://www.minambiente.it/pagina/conferenza-rio20-una-sfida-importante
Organizzazione delle Nazioni Unite (1972). Dichiarazione di Stoccolma.
Summit della Terra. (2020). In Wikipedia. Consultato il 20 gennaio 2021, URL: https://it.wikipedia.org/wiki/Summit_della_Terra
Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile. (2017). In Wikipedia. Consultato il 20 gennaio 2021, URL: https://it.wikipedia.org/wiki/Summit_mondiale_sullo_sviluppo_sostenibile
Ufficio Federale Dello Sviluppo Territoriale ARE (n.d.). 1987: Rapporto Brundtland. Retrieved January 20, 2021, from https://www.are.admin.ch/are/it/home/sviluppo-sostenibile/cooperazione-internazionale/agenda2030/onu-_-le-pietre-miliari-dello-sviluppo-sostenibile/1987–rapporto-brundtland.html#:%7E:text=Nel%201987%2C%20Gro%20Harlem%20Brundtland,sviluppo%20sostenibile%20ancora%20oggi%20valida.
Cosa dobbiamo ottenere con la COP26? UN Climate Change Conference UK 2021. Consultato il 26 novembre 2021, URL: https://ukcop26.org/it/gli-obiettivi-della-cop26/
von Schirnding, Y. (2005). The World Summit on Sustainable Development: reaffirming the centrality of health. Global Health, 1(1), 8. https://doi.org/10.1186/1744-8603-1-8
World Commission on Environment and Development (1987). Our Common Future.
World Health Organization (2018). Millennium Development Goals (MDGs). Consultato il 20 gennaio 2021, URL: https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/millennium-development-goals-(mdgs)
World Health Organization (2010). World Summit on Sustainable Development. Consultato il 20 gennaio 2021, URL: https://www.who.int/wssd/en/
Zanichelli Online (2010). Il Rapporto Brundtland. Consultato il 20 gennaio 2021, URL: https://online.scuola.zanichelli.it/50lezioni/files/2010/01/RapportoBrundtland.pdf
Credits: Photo by Appolinary Kalashnikova on Unsplash
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