Ieri&Oggi. Il digitale favoloso. Parte seconda
Ieri&Oggi. Il digitale favoloso
Ieri&oggi perché il digitale era e rimane favoloso comunque lo si declini. La relazione di oggi – Parte seconda – per la rubrica “Guida alla scrittura”, prosegue la ricerca espressiva dello stile “visuale”, che assegna un forte valore comunicativo all’impostazione visiva della pagina: sfondo disegnato e anche colorato, scrittura su una, due colonne, immagini illustrative e clip esplicative del tema trattato. Il tema qui sviluppato dà conto delle attività didattiche svolte – o che si possono svolgere – in rete e formula qualche proposta per il presente.
Si consiglia di vedere l’articolo nel formato AMP che si trova nel menù in alto.
Il digitale favoloso. Vi ho già raccontato come trasformai un’aula scolastica in una bottega di apprendimento grazie agli strumenti digitali.
Una bottega favolosa. Dove tutti – tutti – lavorano e imparano, che siano Leonardo (rarissimi), o Salaino (comunissimi).
Vi racconterò ora la storia di quel che abbiamo fatto in quella bottega e di quel che si può fare oggi con i software potenti che abbiamo a disposizione.
Il digitale favoloso. Le immagini scelte provengono da canva.com e da pixabay.com. Le animazioni da AdobeExpress. Agli autori che operano su queste piattaforme va un sentito ringraziamento.
L’idea nacque già nei primi anni Novanta: perché non usare creativamente la rete internet? Avevamo avuto un’esperienza di collaborazione con una classe americana di studenti di italiano.
Dopo un primo periodo di libere chiacchiere, pensammo di usare la posta elettronica per fare un lavoro comune, una grammatica dell’italiano consultabile sul web.
Proprio l’esperienza americana ci indusse a pensare che avremmo potuto LAVORARE INSIEME, LAVORARE IN RETE. L’idea era quella di costruire un sito web. Era un’idea ambiziosa. Costruire una pagina web sulla poesia italiana a più mani, in collaborazione tra alunni.
L’idea c’era! Ma…
L’idea c’era! Ma… eravamo in anticipo sui tempi del software! Era il 1995. Usammo un HTML Editor. Non c’era ancora XML. Non c’erano i CMS, che consentono di scrivere un sito web senza la necessità di conoscere un linguaggio di programmazione. Insomma, la pagina web che scrivemmo allora, era scritta interamente “a mano”.
Ma … incontrammo anche un’altra difficoltà: per lavorare insieme dovevamo incontrarci fisicamente nel laboratorio informatico della scuola. Non c’erano le piattaforme come Google, Zoom, Microsoft, Canva che offrono la possibilità di condividere uno stesso progetto e di realizzarlo quindi a più mani, facendo ciascuno la propria parte da casa propria.
Però l’idea c’era!
Però l’idea c’era! e, sia pure faticosamente, riuscimmo a produrre cinque analisi testuali multimediali.
Oggi il progetto è completato con l’aggiunta di una parte teorica: le regole che fanno di un insieme di parole un verso della nostra lingua. S’intitola: “Come si legge la poesia italiana? Le regole del gioco“. È diventato una webserie di italianacontemporanea.com
Perché il software di presentazione giova all’esercizio di parlare in pubblico? Perché a chi parla regala sicurezza! Per esprimersi senza confondersi, senza smarrire il filo del discorso, per parlare con disinvoltura, è indispensabile preparare un testo scritto da tenere a portata di mano o una presentazione.
La scrittura è come la rete di protezione dei trapezzisti del circo.
Ieri&Oggi. Noi (intendo i miei studenti e io) cominciammo semplicemente scrivendo a mano su fogli trasparenti da proiettare con una lavagna luminosa.
Poi usammo un wordprocessor, poi un outliner, cioè un software che da una scaletta ti propone una sorta di mappa mentale. Poi. venne il tempo di Powerpoint e software simili. Oggi c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Ma studiamo ora un caso interessante a proposito di presentazioni. Può capitare anche di preparare una presentazione come via breve, sintetica, capace di comunicare l’essenziale, partendo da un relazione molto ampia e analitica. È il caso che capitò a una mia Quinta di geometri.
L’amministrazione comunale di un paese di montagna, dove aveva sede la mia scuola, commissionò ad una Quinta di geometri un lavoro di rilievo topografico della pineta comunale. Volendo rendere quel luogo attraente per i turisti con un percorso trekking, il Comune aveva bisogno di un rilievo – più aggiornato di quello già esistente – dei massi erratici e delle doline presenti in pineta.
Guidata dal suo insegnante di Topografia, la 5D lavorò con impegno e stese una relazione finale ricca di dati. La relazione è uno specifico testo espositivo ➡️ Dunque: scrupolosità nella raccolta dei dati, e chiarezza nell’ordinarli e nello spiegarli.
Fui io qualche tempo dopo, apprezzando la qualità del lavoro, a proporre di utilizzarlo per l’esame di Stato, come tesina di inizio.
Un piccolo gruppo accettò. Suddivisero tra loro le parti della relazione in modo da esporre ciascuno scopi, dati e conclusioni del loro rilievo topografico.
Ben presto si resero conto che la loro esposizione, così ben costruita nello scritto, non era tanto efficace nell’orale. Per l’orale avevano bisogno di un testo diverso. Nella forma: non più una relazione, ma una presentazione. Nel tema centrale: non sui dati e sulla metodologia di raccolta; ma su ragioni e risultati del rilievo topografico.
Si resero conto cioè sul campo che quando scopo, destinatario, tempo a disposizione, modalità (orale o scritto) cambiano, quando cambiano questi parametri, il testo deve cambiare.
E dimostrano così – fra le altre cose – di saper adattare il discorso alle circostanze, dunque di aver acquisito quella padronanza espressiva, che è lo scopo del corso di Italiano.
Sui benefici della videoscrittura non diremo altro, perché ne abbiamo già parlato qui su DeltaScience, ➡️ osservando la sua concretezza, e le sue qualità fin dagli anni ‘80.
Oggi al wordprocessor possiamo chiedere di tenere d’occhio per noi ,non solo la punteggiatura, la correttezza ortografica e sintattica, ma lo stile del testo , e la sua “leggibilità”.
Eccoci giunti a una questione controversa. Le ragioni di chi accoglie con molta prudenza, o con diffidenza, gli strumenti che l’intelligenza artificiale offre, sono del tutto fondate e sensate. Ne abbiamo parlato su italianacontemporanea.com in Il filo di gennaio. IA: credibilità e trasparenza vs l’ombra degli algoritmi ➡️.
Tuttavia potrebbero esserci dei vantaggi, sia nella didattica della scrittura, sia nella gestione degli alunni meno motivati.
Una mattina, in un liceo della Repubblica. Ci stiamo esercitando a scrivere testi di 250-300 parole per un blog . Ho chiesto a una ragazzetta che chiamerò Ida di scrivere sulla dieta chetogenica. (Ida è rotondetta e ha l’ossessione di pesare troppo, quindi il soggetto è di suo interesse). Le dico di usare ChatGPT. Per leggere la cronaca intera, cioè tutti i prompt di Ida e le risposte di ChatGPT basta un clic ➡️
314 parole! Al massimo ne dovrà togliere qualcuna dal testo. Ida è soddisfatta. E anche la professoressa lo è, per queste ragioni.
- Perché ha trattenuto Ida e i suoi compagni per circa tre quarti d’ora su un esercizio di scrittura, facendole praticare concretamente lo scrivere e il riscrivere che ogni redazione implica.
- Perché ha fatto capire a Ida e alla sua classe che al risultato si arriva progressivamente, impartendo al software che si sta usando i comandi giusti. (…)
- Perché ha mostrato alla classe che i comandi giusti derivano dal fatto di sapere come dev’essere l’articolo per un blog.
- Perché ha mostrato che i comandi giusti derivano dal fatto di saper che stile deve avere l’articolo per un blog.
Infine perché ha fatto una lezione sui prompt, cioè sulle istruzioni, l’insieme dei comandi (testuali) che un utente utilizza per chiedere a un’IA di creare, nel nostro caso, un testo.
Chi si avvicina per la prima volta all’intelligenza artificiale ha l’impressione che l’IA faccia tutto da sola. Ma non è così. Se si chiede a ChatGPT “Scrivi un saggio su”, non si otterrà un buon testo e neanche lontanamente ciò che ci si era imm2aginati. (…)
Al wordprocessor possiamo chiedere di valutare anche la “leggibilità” del testo che stiamo scrivendo. Leggibilità è termine tecnico. “Leggibile” è uno scritto che ottiene un dato punteggio che varia a seconda dell’indice usato. Per l’italiano si usa l’indice Gulpease, messo a punto da Tullio de Mauro ➡️ e dal GULP – Gruppo universitario linguistico pedagogico, presso l’Istituto di Filosofia dell’Università degli studi di Roma La Sapienza.
Nel 1982 il GULP definì una nuova formula, la formula GULPEASE, partendo direttamente dalla lingua italiana, e verificando con dei test la reale comprensibilità di un corpus di testi.
La formula GULPEASE calcola la lunghezza delle parole in lettere, e non in sillabe, come nei modelli inglesi.
Ecco la formula GULPEASE.
Facilità di lettura = 89 – LP/10+FR*3
LP= lettere per 100/totale parole
FR= frasi per 100/totale parole
Associa infine il punteggio calcolato con la formula al grado di scolarità del lettore.
Il valore “100” indica la leggibilità più alta,”0″ la più bassa. Risulta così che testi con un punteggio inferiore a 80 sono difficili da leggere per chi ha la licenza elementare. Inferiore a 60 sono difficili da leggere per chi ha la licenza media. Inferiore a 40 sono difficili da leggere per chi ha un diploma superiore.
In realtà potremmo chiedere ancora di più al nostro wordprocessor: oltre alla leggibilità di ciò che scriviamo, potremmo chiedere di tener d’occhio l’inclusività del nostro modo di esprimerci: siamo più sensibili alle discriminazioni di genere che passano spesso inosservate nel linguaggio! Potremmo chiedere la traduzione del nostro testo in lingua … che so …swaili! Potremmo … ma il discorso diverrebbe lunghissimo. Dunque… potremmo, ma sarà per un’altra volta!
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