Riflessione sul metodo (2/2)

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I fiori più belli sono lontani dal sentiero

Riprendiamo il nostro momento di riflessione iniziato con l’articolo di lunedì scorso sulla differenza tra praticare e ripetere. Oggi focalizziamo l’attenzione sulla pratica deliberata e sull’importanza di fare esperienze varie e dinamiche…

“Non ho la testa per queste cose..”. “Ho poca memoria, non posso ricordare tutte quelle date”. Sicuramente esistono persone maggiormente portate per l’apprendimento e altre che faticano di più a comprendere e memorizzare concetti e informazioni, ma ancora una volta la scienza ci dice che il fattore determinante che stabilisce il nostro successo in ciò che facciamo è la pratica deliberata. Cosa significa? Beh, se sono appassionato di motori passerò pomeriggi interi a smontare e rimontare pezzi sotto il cofano della mia auto, e serate piovose su YouTube a curiosare tra migliaia di video di corse e documentari sui motori più prestanti di sempre. Se sono appassionato di bowling, passerò serate intere con gli amici a lanciare palle finché, prima per caso e poi esperienza, collezionerò una serie di strike. Spesso tendiamo ad attribuire gli eccellenti risultati di una persona in un determinato campo a qualche particolare talento o predisposizione, ma pensiamoci bene: che si tratti di uno sportivo, di un musicista, di uno scrittore… chi di questi eccelle nella propria specialità senza dedicarvisi assiduamente e praticarla per ore e ore ogni giorno, spinto dalla passione? Se troveremo il modo di rendere la conoscenza – e anche il più noioso apprendimento – un’esperienza coinvolgente sfruttando i nostri interessi, nessuno potrà impedirci di accumulare il sapere.

La mente umana ha bisogno di essere stimolata in modi sempre diversi per poter acquisire informazioni poliedriche e adattabili ad ogni situazione e quesito le venga posto. Torna nuovamente centrale la necessità di distinguere ripetizione e pratica, giacché la prima può preparare benissimo di fronte ad una particolare necessità o situazione invariabile (svolgere alla perfezione una serie di esercizi per una ginnasta, chiudere alla perfezione un tortellino fatto in casa…), mentre la seconda può fornire informazioni meno dettagliate ma preparare il soggetto ad una molteplicità di evenienze e situazioni mutevoli o dinamiche (come quando capita il quadratino di pasta sghembo, e il tortellino viene male). Parallelamente, stiamo parlando della distinzione molto attuale tra hard skills e soft skills, o ancor più del divario tra lavoratori specializzati e manodopera generica: i primi sapranno svolgere alla perfezione compiti particolarmente impegnativi e delicati, ma sempre uguali e standardizzati, mentre gli altri sapranno districarsi con maggiore disinvoltura – sebbene, magari, in maniera leggermente meno efficiente – in diversi scenari.

Praticare è sperimentare, sperimentare è variare.

Fin dai primi approcci con un mondo che non ci appartiene, è fondamentale fare esperienze mutevoli, che ci permettano di osservare ciò che vogliamo capire da molteplici punti di vista e sotto diverse luci, così da permetterci di avere un’idea più completa possibile ed essere pronti ad affrontare un buon numero di variabili

Fondamentale in tutto questo è un altro concetto molto in voga al giorno d’oggi: la comfort zone e, di conseguenza, la correlata zona di crescita. La volontà di spingersi oltre il benessere garantito dalla sfera di sicurezza del conosciuto è un requisito fondamentale per far sì che la pratica sia dinamica e costruttiva. Rimanere vincolati ad esperienze sempre uguali equivale a ripetere sempre gli stessi passi, senza possibilità di crescita e di miglioramento, mentre sperimentare situazioni nuove – fare pratica – senza aver paura di sbagliare ci permette di aprire nuove strade verso la conoscenza.

Anche se la pratica non ti renderà perfetto, normalmente ti renderà migliore in ciò che stai praticando” 

FONTI

Brabeck, M., & Jeffrey, J. (2010). Practice for knowledge acquisition (not drill and kill). American Psychological Association. Retrieved June 16, 2021, from http://www.apa.org/education/k12/practice-acquisition

Cherry, K., & Lustik, C. (2020). Does practice really make perfect? With elite performance, does talent or practice matter more? Retrieved June 16, 2021, from https://www.verywellmind.com/does-practice-really-make-perfect-2795158

Rice University. (2014). Does practice really make perfect?. ScienceDaily. Retrieved June 16, 2021 from www.sciencedaily.com/releases/2014/07/140716123835.htm 

Macnamara, B. N., Hambrick, D. Z., & Oswald, F. L. (2014). Deliberate Practice and Performance in Music, Games, Sports, Education, and Professions: A Meta-Analysis. Psychological Science. DOI: 10.1177/0956797614535810

Credits: Photo by Lili Popper on Unsplash

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